Altri club popolari Archives - RiabatA-Sand https://www.asandriabat.it/category/altri-club-popolari/ Blog sui club di calcio italiani Mon, 17 Jul 2023 06:57:18 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.2 https://www.asandriabat.it/wp-content/uploads/2023/05/cropped-ball-gda9e78f30_640-32x32.png Altri club popolari Archives - RiabatA-Sand https://www.asandriabat.it/category/altri-club-popolari/ 32 32 Blog sui club di calcio italiani https://www.asandriabat.it/blog-sui-club-di-calcio-italiani/ Mon, 17 Jul 2023 06:57:17 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=135 Gli italiani hanno sempre avuto uno spirito di eccitazione e rivalità. Hanno sempre avuto uno spirito di rivalità. Gli spalti del Colosseo, rumorosi e chiassosi, durante i combattimenti dei gladiatori nell’antica Roma, esigevano una lotta che alla fine decideva il destino del perdente. L’immagine è molto simile a quella degli stadi di oggi durante una […]

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Gli italiani hanno sempre avuto uno spirito di eccitazione e rivalità. Hanno sempre avuto uno spirito di rivalità. Gli spalti del Colosseo, rumorosi e chiassosi, durante i combattimenti dei gladiatori nell’antica Roma, esigevano una lotta che alla fine decideva il destino del perdente. L’immagine è molto simile a quella degli stadi di oggi durante una partita di calcio! Anche gli stessi stadi ricordano il Colosseo nella loro costruzione. Il calcio in Italia non è solo un gioco.

Una ricca storia di club

La storia del calcio italiano è intrisa di passioni e tradizioni che risalgono a secoli fa. I club di calcio italiani giocano un ruolo centrale in questa storia. Ogni regione italiana ha il proprio club di calcio che rappresenta l’orgoglio e l’identità locali. Questi club sono il punto di riferimento per i tifosi e, spesso, sono molto più di una squadra di calcio.

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La rivalità tra Juventus e Inter

Nella città di Torino, la rivalità tra Juventus e Inter è leggendaria. Queste due squadre sono tra le più vincenti del calcio italiano e i loro incontri sono sempre molto attesi. La tifoseria è divisa a metà: da un lato i sostenitori della Juventus, noti come “”bianconeri””, e dall’altro i tifosi dell’Inter, chiamati “”nerazzurri””. Gli scontri tra queste due squadre sono spesso intensi e appassionanti.

La passione del Nord Italia

Alcuni dei club di calcio più famosi d’Italia si trovano nella parte settentrionale del paese. Il Milan e l’Inter, entrambi situati a Milano, sono i principali rappresentanti di questa regione. Entrambi i club vantano una lunga tradizione di successi e hanno numerosi trofei nazionali e internazionali. I tifosi del Milan e dell’Inter sono noti per la loro passione e il loro sostegno incondizionato alla squadra del cuore.

Il ruolo sociale dei club di calcio

I club di calcio italiani sono molto più di un’organizzazione sportiva. Ogni club ha una forte connessione con la sua comunità e svolge un ruolo sociale importante. Organizzano iniziative di beneficenza, partecipano a progetti educativi e promuovono l’integrazione sociale. Il calcio è uno strumento per unire le persone e superare le barriere culturali, sociali ed economiche.

Gli stadi come luoghi di incontro

Gli stadi italiani sono luoghi di incontro e di festa. Durante le partite, gli spalti sono pieni di tifosi che sostengono la propria squadra con cori, bandiere e striscioni. L’atmosfera è elettrizzante e coinvolgente, trasmettendo un senso di appartenenza e comunione. Gli stadi diventano veri e propri santuari del calcio, dove le emozioni sono vissute appieno.

Ammirazione per i giocatori

I giocatori di calcio in Italia rappresentano modelli di ispirazione per molte persone. La bravura tecnica, la determinazione e la passione che mettono nel gioco sono ammirate e rispettate da tutti. Le storie di successo dei giocatori di calcio italiani sono tramandate di generazione in generazione, facendoli diventare vere e proprie leggende.

Il futuro dei club di calcio italiani

I club di calcio italiani hanno un futuro luminoso davanti a loro. Continueranno a essere un simbolo di orgoglio per le loro comunità e un punto di riferimento per i tifosi. L’ascesa delle nuove generazioni porterà nuove speranze e nuovi talenti, garantendo che il calcio in Italia resti vivo e vibrante. I club di calcio italiani continueranno a essere parte integrante della cultura e dell’identità italiana.

Innovazione nel calcio italiano

Il calcio italiano non è solo tradizione, ma anche innovazione. I club stanno sperimentando nuove strategie di gioco, tecnologie all’avanguardia per l’allenamento e l’analisi delle prestazioni. L’obiettivo è vincere e competere a livello internazionale. Nuovi metodi e approcci stanno portando i club italiani verso il futuro.

Passione che non si spegne

Non importa quale sarà il futuro del calcio italiano, una cosa è certa: la passione dei tifosi sarà sempre presente. I club di calcio italiani possono contare su un seguito fedele e appassionato che sosterrà la squadra in ogni momento. Questo amore per il calcio è ciò che rende il blog sui club di calcio italiani un punto di riferimento per tutti i tifosi.

In conclusione, il calcio italiano e i club che lo rappresentano sono molto di più di una semplice squadra. Sono una parte fondamentale della cultura e dell’identità italiana, incapsulando la rivalità, l’eccitazione e la passione che caratterizzano il paese. Il blog sui club di calcio italiani è un modo per celebrare questo legame indissolubile tra il calcio e l’Italia.

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Storia del Calcio Italiano https://www.asandriabat.it/storia-del-calcio-italiano/ Fri, 14 Jul 2023 06:19:54 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=132 Il calcio, conosciuto anche come il gioco del pallone, ha fatto la sua comparsa in Italia nel tardo XIX secolo, importato dai marinai inglesi e diffuso principalmente tra le comunità britanniche residenti nel paese. Inizialmente, il calcio era praticato in modo informale, ma presto divenne popolare e cominciarono a sorgere le prime squadre di calcio […]

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Il calcio, conosciuto anche come il gioco del pallone, ha fatto la sua comparsa in Italia nel tardo XIX secolo, importato dai marinai inglesi e diffuso principalmente tra le comunità britanniche residenti nel paese. Inizialmente, il calcio era praticato in modo informale, ma presto divenne popolare e cominciarono a sorgere le prime squadre di calcio italiane.

Origini del calcio in Italia

Le prime testimonianze del calcio in Italia risalgono agli anni 1880, quando alcuni club sportivi e scuole iniziarono a organizzare partite amichevoli. Tuttavia, fu nel 1898 che il calcio italiano vide un importante sviluppo con la fondazione della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC).

Fondazione della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC)

La FIGC è l’organismo ufficiale che governa il calcio in Italia ed è stata fondata il 16 marzo 1898 a Torino. La FIGC si occupa dell’organizzazione dei campionati italiani, della nazionale italiana e delle squadre giovanili. La fondazione della FIGC fu un passo fondamentale per l’organizzazione e la regolamentazione del calcio nel paese.

Le prime competizioni calcistiche in Italia

Con l’istituzione della FIGC, iniziarono ad essere organizzate le prime competizioni calcistiche in Italia. La Coppa Italia, ad esempio, venne introdotta nel 1922 e divenne presto una delle competizioni più prestigiose del calcio italiano. Il Campionato italiano di calcio, invece, ebbe inizio nel 1898 e si è svolto annualmente da allora, con alcune interruzioni dovute alla guerra.

L’Intreccio tra Calcio Italiano e Casinò Live: Una Nuova Frontiera di Intrattenimento

Un fenomeno in crescita nel mondo del calcio italiano è l’interazione tra il calcio e i casinò live. Sempre più appassionati di calcio sono attratti dall’opportunità di scommettere sulle partite e vivere un’esperienza coinvolgente grazie ai https://aviatorbetting.com/it/ casinò live online. Questi casinò offrono la possibilità di scommettere su eventi sportivi in tempo reale, incluso il calcio italiano, permettendo agli scommettitori di seguire le partite e piazzare le proprie puntate simultaneamente. Se sei interessato a un’esperienza di casinò live di qualità, puoi visitare Aviator Betting, un sito rinomato che offre una vasta gamma di opzioni di scommesse sportive, compreso il calcio italiano. Aviator Betting ti offre la possibilità di immergerti nel mondo delle scommesse sportive online, offrendo un’ampia varietà di mercati, quote competitive e un’esperienza di gioco coinvolgente.

L’era d’oro del calcio italiano

Il calcio italiano ha vissuto un’era d’oro negli anni ’40 e ’50, con il Grande Torino come squadra dominante. Il Grande Torino vinse cinque campionati consecutivi e lasciò un segno indelebile nella storia del calcio italiano. Inoltre, la Nazionale italiana ottenne importanti vittorie, tra cui la vittoria nella Coppa del Mondo del 1934 e del 1938.

Gli anni ’60 e ’70: cambiamenti e successi

Negli anni ’60, l’Inter divenne una squadra di grande successo, vincendo tre Coppe dei Campioni consecutive. Nel 1968, l’Italia vinse il Campionato Europeo di calcio, consolidando la sua reputazione nel panorama calcistico internazionale. Negli anni ’70, il calcio italiano vide l’emergere di nuove stelle e squadre di talento.

Calcio italiano negli anni ’80 e ’90

Gli anni ’80 e ’90 furono caratterizzati dalla rivalità tra Milan e Juventus, due squadre che dominarono il calcio italiano in quel periodo. Il Milan vinse numerosi titoli di campione d’Italia e la Champions League, mentre la Juventus ottenne successi nazionali e internazionali. La Nazionale italiana vinse il Campionato del Mondo nel 1982 e nel 2006.

Calcio italiano nel nuovo millennio

Nel nuovo millennio, la Juventus si è affermata come la squadra dominante della Serie A, vincendo numerosi campionati consecutivi. Altri club, come il Milan e l’Inter, hanno anche ottenuto importanti successi nazionali e internazionali. Nel 2020, l’Italia vinse il Campionato Europeo, dimostrando la forza e il talento della Nazionale italiana.

L’impatto del calcio italiano sulla cultura e l’economia del paese

Il calcio italiano ha un impatto significativo sulla cultura e sull’economia del paese. Le tifoserie italiane sono appassionate e dedite alla loro squadra del cuore, creando un’atmosfera unica negli stadi. Inoltre, il calcio attira numerosi turisti, che visitano l’Italia per assistere alle partite e immergersi nell’atmosfera calcistica del paese.

Conclusioni

La storia del calcio italiano è una storia di passione, successo e cambiamenti. Da piccoli inizi alla vittoria dei titoli più prestigiosi, il calcio italiano ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama calcistico internazionale. Il calcio italiano rappresenta molto più di un semplice sport: è parte integrante della cultura e dell’identità nazionale.

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I Campioni del Calcio Italiano: Scopri le Stelle degli Ultimi 5 Anni https://www.asandriabat.it/i-campioni-del-calcio-italiano-scopri-le-stelle-degli-ultimi-5-anni/ Thu, 13 Jul 2023 06:17:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=129 Mentre ti immergi in questa straordinaria avventura, vogliamo portarti indietro nel tempo per celebrare alcune delle stelle più brillanti degli ultimi 5 anni del calcio italiano. Sono giocatori che hanno fatto sognare intere nazioni e che hanno segnato la storia del nostro amato sport. La Fenomenale Incisività di Ciro Immobile Ciro Immobile, l’attaccante della Lazio, […]

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Mentre ti immergi in questa straordinaria avventura, vogliamo portarti indietro nel tempo per celebrare alcune delle stelle più brillanti degli ultimi 5 anni del calcio italiano. Sono giocatori che hanno fatto sognare intere nazioni e che hanno segnato la storia del nostro amato sport.

La Fenomenale Incisività di Ciro Immobile

Ciro Immobile, l’attaccante della Lazio, è una forza della natura che ha stupito il calcio italiano negli ultimi 5 anni. Con la sua fenomenale incisività in campo, Immobile ha dimostrato di essere uno dei migliori attaccanti del panorama calcistico mondiale. La sua abilità nel segnare gol è semplicemente straordinaria, lasciando senza fiato compagni di squadra e avversari.

Immobile possiede un istinto di predator unico, riuscendo a trovare spazi inesistenti e a trasformare anche le situazioni più complicate in autentiche occasioni da gol. I suoi movimenti intelligenti, l’agilità nel dribbling e la precisione nei tiri lo rendono un vero incubo per i difensori avversari.

Inoltre, la sua mentalità vincente e la determinazione a dare il massimo in ogni partita lo hanno portato a stabilire numerosi record e a vincere prestigiosi premi individuali. La sua presenza in campo è un’autentica fonte di ispirazione per i suoi compagni di squadra e un vero spettacolo per gli appassionati di calcio di tutto il mondo.

Un gioco che ispira JetX

Benvenuti su JetX https://jetexbet.com/en/, il casinò online che ti offre un’esperienza di gioco coinvolgente e ricca di emozioni! Mentre ti godi la nostra vasta selezione di giochi, vogliamo condividere con te un tributo alle stelle del calcio italiano degli ultimi 5 anni. E cosa c’è di meglio che iniziare con Ciro Immobile, un attaccante che incarna la fenomenale incisività e l’arte del gol?

Immagina di scommettere su JetX e di trovarsi immerso in un mondo di emozioni calcistiche. Mentre i rulli del tuo gioco preferito girano, la presenza di Ciro Immobile ti sorprende con la sua forza e la sua determinazione. I suoi gol epici si materializzano davanti ai tuoi occhi, regalandoti un’esperienza di gioco unica e appassionante.

La Magia di Paulo Dybala

Paulo Dybala, il talentuoso attaccante della Juventus, è un vero mago del calcio che ha conquistato i cuori degli appassionati negli ultimi 5 anni. La sua abilità tecnica straordinaria e la sua creatività in campo lo rendono una vera e propria forza della natura. La magia di Dybala si manifesta attraverso dribbling eleganti, tocchi di palla precisi e una visione di gioco fuori dal comune.

Le sue giocate imprevedibili e gli scatti fulminei mettono in seria difficoltà le difese avversarie, lasciando spazio solo all’ammirazione. Dybala ha il potere di trasformare una partita in un vero spettacolo, incantando gli spettatori con il suo talento unico. Ogni tocco di palla sembra essere guidato da una forza magica che lo rende un avversario temuto e rispettato in tutto il mondo.

Inoltre, Dybala è un vero leader in campo, capace di prendere in mano le redini del gioco e trascinare la sua squadra alla vittoria. La sua mentalità vincente e la passione che mette in ogni partita lo hanno reso un punto di riferimento per i suoi compagni di squadra e un idolo per i tifosi della Juventus.

La Classe senza Tempo di Gianluigi Buffon

Gianluigi Buffon, il portiere senza età, è un’icona del calcio italiano che ha dimostrato una classe senza tempo negli ultimi 5 anni. La sua esperienza pluriennale e la sicurezza inconfondibile che trasmette in porta lo rendono un autentico punto di riferimento per ogni squadra in cui ha giocato. Buffon incarna l’eccellenza e rappresenta il perfetto connubio tra talento naturale e costante impegno nel migliorarsi.

La sua presenza in campo è un vero spettacolo, in grado di ispirare e trascinare i suoi compagni di squadra verso risultati straordinari. La sua sicurezza nei riflessi e la capacità di effettuare parate impossibili hanno fatto sì che sia considerato uno dei migliori portieri della storia del calcio. La sua classe senza tempo è un vero esempio di dedizione, passione e professionalità.

Inoltre, la sua leadership e il carisma che lo contraddistinguono sono un vero valore aggiunto per ogni squadra in cui gioca. Buffon è un vero e proprio capitano, capace di motivare i suoi compagni di squadra e di influenzare positivamente l’intero ambiente intorno a lui.

La Visione di Lorenzo Insigne

Lorenzo Insigne, talentuoso attaccante del Napoli, è noto per la sua visione di gioco straordinaria. La sua abilità nel creare occasioni per i suoi compagni di squadra è un elemento chiave nella sua grande carriera. Insigne sa come sfruttare gli spazi e come piazzare tiri precisi che spesso finiscono in rete. Entra in campo con Insigne su JetX e lascia che la sua visione ti guidi verso la vittoria!

La Forza di Romelu Lukaku

Romelu Lukaku, l’attaccante belga dell’Inter, è una forza della natura nel calcio italiano. La sua combinazione di forza fisica, velocità e abilità tecnica lo rende praticamente inarrestabile per i difensori avversari. Lukaku ha dimostrato di essere un vero trascinatore di squadra e di avere una precisione impressionante nel segnare gol. Sfida la forza di Lukaku e preparati a vincere premi incredibili!

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Il leggendario Gianluigi Buffon https://www.asandriabat.it/il-leggendario-gianluigi-buffon/ Mon, 26 Jun 2023 14:32:40 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=115 Gianluigi Buffon. Per molti appassionati di calcio è un personaggio senza tempo. I ragazzi iniziavano ad appassionarsi al calcio e Gigi già giocava. Sia nella Nazionale italiana che nella Juventus. C’è chi lo ricorda alle porte del Parma, e chi ha visto come questo giovane sia apparso per la prima volta nella porta non debole […]

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Gianluigi Buffon. Per molti appassionati di calcio è un personaggio senza tempo. I ragazzi iniziavano ad appassionarsi al calcio e Gigi già giocava. Sia nella Nazionale italiana che nella Juventus. C’è chi lo ricorda alle porte del Parma, e chi ha visto come questo giovane sia apparso per la prima volta nella porta non debole ai tempi del club in Serie A, e poi nella Nazionale italiana in autunno. E come avesse già conquistato la Coppa UEFA a Mosca. Gigi è già comproprietario di questo traguardo: ha cinque campionati del mondo all’attivo. Ma deve dividerlo con il messicano Antonio Carbajal e il tedesco Lothar Matthäus. Ed ecco la prospettiva di diventare l’unico, il solo e il solo. Per questo, può rimanere nel calcio il più a lungo possibile.

Tanto più che a Buffon piace stabilire diversi record. È stato il portiere più giovane nella storia della Nazionale italiana, è stato ed è tuttora il portiere più costoso al mondo, possiede la più lunga striscia di imbattibilità – 974 minuti. Ha superato l’apparentemente eterno traguardo di Dino Zoff di 167 partite con l’Italia, fissando un nuovo massimo di 167 partite. È stato campione del mondo, ha vinto nove volte lo scudetto e si appresta a farlo per la decima volta. Non c’è più nulla da fare per gli onori individuali. Tuttavia, ci sono ancora vette da conquistare. La Champions League, per esempio. O il Campionato Europeo. Il principale rivale di Gianluigi, Iker Casillas, li ha vinti entrambi, più di una volta. Gigi ha giocato solo la finale.

Il carrarese era destinato a diventare un atleta. Un atleta di atletica leggera come sua madre e suo padre. O un pallanuotista come le zie. Ma Gigi ha seguito l’esempio del suo parente più glorioso, il prozio Lorenzo Buffon, famoso portiere della Nazionale italiana e di due superclub milanesi. Tra l’altro, i due eccezionali portieri si sono visti più volte, e Gianluigi non può certo essere annoverato tra i pupilli di Lorenzo. Solo ai suoi seguaci. È vero, l’idolo del giovane Gigi non era nessuno dei rappresentanti della gloriosa scuola italiana di portieri, e il camerunense Tom N’Kono, la cui partita ai Mondiali del 1990 sconvolse l’adolescente. È un peccato che Gigi non abbia visto giocare N’Kono nel 1982. E come Dino Dzoff e Rinat Dasaev abbiano giocato negli stessi campionati.

E ora ripercorriamo le migliori partite di Gigi. Non tutte: nessuno è riuscito a comprenderne l’immensità. Almeno cinque. Nevio Scala, l’allenatore che si prese il rischio di schierare il giovane nella partita contro il Milan del 19 novembre 1995, probabilmente gli avrebbe consigliato di inserire nella lista anche la partita d’esordio. In effetti, il giovane si presentò, sostituì il venerabile Luca Bucci e giocò a zero contro un potente Milan. E ha giocato come se non fosse la sua prima partita da adulto, ma almeno la centesima.

Il compianto Cesare Maldini avrebbe consigliato di inserire nella hot-five anche un altro incontro d’esordio: il 29 ottobre 1997 Buffon giocò in nazionale a sorpresa. Non in un’amichevole qualsiasi, ma in uno spareggio per la Coppa del Mondo contro la Russia. Buffon iniziò la partita in panchina, ma Gianluca Pagliuca era infortunato. Il ventenne ha indossato i guanti ed è entrato in campo. Ha giocato bene e non può essere biasimato per il gol subito: il compagno Fabio Cannavaro ha fatto bene.

Alberto Malesani ha visto molte partite di Buffon, ma ricorderà sicuramente la finale di Coppa UEFA del 1999. In una serata moscovita di maggio, il Parma sconfisse i francesi del Marsiglia per 3-0 al Luzhniki. Il portiere del Parma non avrà fatto nulla di eroico in quell’incontro, ma nel complesso il suo successo in quella campagna europea è stato in gran parte dovuto alla sua solidità di gioco.

Marcello Lippi ha lavorato con Buffon sia alla Juventus che in Nazionale. Può elencare una ventina di grandi partite di Gigi. Ma la semifinale dei Mondiali 2006 contro i tedeschi è probabilmente la migliore. Una partita combattuta per 120 minuti e un crollo drammatico a favore degli italiani. E, naturalmente, non va dimenticata la finale contro i francesi, dove la maestria del portiere dell’Italia è valsa alla sua squadra la Coppa del Mondo.

I tifosi della Juventus adorano Gigi. Soprattutto dopo che il portiere ha rifiutato una serie di offerte vantaggiose e ha scelto di partire con il club di Serie A. Una tale fedeltà ha un prezzo. “La Juventus è tornata ed è il fiore all’occhiello del calcio italiano. Sia Antonio Conte che Massimiliano Allegri, che hanno vinto molti trofei con la Juve, sono anche pronti a stilare la loro personale lista di successi di Buffon. E noi abbiamo solo un posto. Concentriamoci quindi sulla partita contro l’Inter del 29 febbraio 2016, in cui Buffon ha rinnovato l’apparentemente eterno record di Sebastiano Rossi, ovvero la sua striscia a secco. Allegri lo raccomanda e a Conte va bene così.

Il grande Buffon ha sbagliato? Anche i grandi non sono immuni da errori. Vediamo gli episodi che lo stesso Gigi preferisce dimenticare. La cosa migliore da ricordare è l’ultima – e quindi, prima, l’attuale partita di qualificazione ai Mondiali tra Italia e Spagna. Buffon si è sporto sulla linea laterale e ha mancato il pallone, favorendo lo smarcamento di Vitolo della Spagna.

Nell’aprile 2013, Buffon è stato involontariamente responsabile della sconfitta in semifinale della Juventus contro il Bayern Monaco. Nel primo tempo, Gigi ha sbagliato il tiro dalla distanza di David Alaba e nel secondo tempo non è riuscito a trattenere il pallone dopo un tiro basso di Luiz Gustavo che è stato sfruttato da Thomas Müller.

Nel gennaio 2008, in una partita con l’Atalanta, Buffon ha reagito al cross del suo difensore quando la palla aveva già iniziato a superare la linea di porta. Si è ritirato dalla partita. Certo, questo curioso autogol non ha causato particolari problemi alla Juve.

Nel maggio 2012, Gigi pensava di poter superare gli avversari e i giocatori in campo, ma ha fatto male i conti. L’attaccante del Lecce Andrea Bertolazzi ha segnato di testa il pareggio. Il risultato, tuttavia, è che la Juve si laurea campione e il Lecce si congeda dalla Serie A.

È improbabile che a Gianluigi piaccia ricordare la finale dei Campionati Europei UEFA 2012, dove gli italiani furono sconfitti per 0-4 dagli spagnoli. Da un lato, il portiere italiano non ha commesso errori clamorosi. Ma quattro gol subiti in una partita di questo livello, e anche in un confronto con Casillas, sono tanti.

È un dettaglio curioso. Le partite memorabili di Buffon sono molte. Sia recenti che di vecchia data, risalenti ai tempi in cui difendeva le porte del Parma. Gli insuccessi, invece, sono tutti relativamente recenti. Quelli vecchi vengono in qualche modo dimenticati in fretta. Sarà forse perché Gigi si è costruito una tale reputazione che si ricordano solo gli episodi positivi che lo riguardano?

Va detto che lo stesso Buffon è molto rilassato riguardo ai suoi errori. “Gli errori rendono più forti, quindi non bisogna averne paura”, dice Gianluigi, il portiere che sbaglia quasi meno di tutti.

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Shevchenko è una macchina da gol a Milano https://www.asandriabat.it/shevchenko-e-una-macchina-da-gol-a-milano/ Mon, 26 Jun 2023 12:29:11 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=111 Sono passati 23 anni da quando il leggendario ucraino è diventato per la prima volta il capocannoniere di tutti i tempi della Serie A.Era il lontano 1987. L’undicenne Shevchenko si reca per la prima volta in vita sua fuori dall’Ucraina, per partecipare a un torneo internazionale con la squadra giovanile dell’FC Dynamo Kyiv. Poi visitò […]

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Sono passati 23 anni da quando il leggendario ucraino è diventato per la prima volta il capocannoniere di tutti i tempi della Serie A.
Era il lontano 1987. L’undicenne Shevchenko si reca per la prima volta in vita sua fuori dall’Ucraina, per partecipare a un torneo internazionale con la squadra giovanile dell’FC Dynamo Kyiv. Poi visitò diverse città italiane: Roma, Agropoli, Milano… Il punto finale fu un viaggio nel leggendario San Siro.

Il piccolo Andrei ha osservato con entusiasmo l’enorme e maestosa struttura dall’interno, ha ascoltato la sua storia e ha passeggiato sul prato. Anni dopo raccontava: “È stato uno spettacolo fantastico. Non mi sono limitato a lanciare una monetina e a esprimere un desiderio, ma ho anche promesso a me stesso: tornerò sicuramente qui! Giocherò qui”.

All’epoca, ovviamente, Shevchenko non poteva immaginare che sarebbe tornato qui come giocatore del Milan, diventando la stella del club e trascorrendo qui una grande carriera.

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La mossa intelligente del Milan

Tutto divenne chiaro nel novembre 1997. La Dinamo Kiev, guidata da Valeriy Lobanovskiy, ha sconfitto il Barcellona di Louis van Gaal al Camp Nou per 4-0! Luis Figo e Rivaldo guardarono la coppia Shevchenko-Rebrov fare a pezzi la difesa della squadra catalana senza poter fare nulla. Particolarmente brillante quella sera è stato il ventunenne Shevchenko, che ha effettuato una dozzina di rapidi passaggi con il suo caratteristico cambio di direzione, ha segnato due gol di testa, ha guadagnato un rigore e lo ha trasformato lui stesso. Secondo i testimoni, un Camp Nou sconvolto ha applaudito a lungo il marcatore della squadra ospite dopo il fischio finale.

La caccia a Shevchenko era aperta. Il giocatore era stato spinto a lungo, perché aveva iniziato a brillare con la maglia della Dinamo qualche anno fa, e anche dopo il Barcellona voleva unirsi ai migliori club d’Europa. Tuttavia, il presidente della Dinamo Grigory Surkis ha assunto un atteggiamento attendista. Non aveva fretta di separarsi dal giocatore che è diventato proprietà di tutto il Paese, era contento di ascoltare i complimenti su Andriy, non era avaro di elogi lui stesso, ma non li negava a nessuno. Aveva intenzione di organizzare una vera e propria asta che avrebbe inevitabilmente aumentato il valore di Shevchenko.

Il Milan si rivelò il più difficile. Come racconta Enzo Catania nel suo libro Andriy Shevchenko – il “diavolo” dell’Est, un giorno si vide allo stadio di Kiev un ospite italiano, Ariedo Braida. Arrivò senza invito, non si presentò, ma persone informate riferirono subito alla dirigenza della Dinamo: è arrivato l’ambasciatore del Milan, un uomo di Adriano Galliani. Breida stesso è stato un ex attaccante, ma è diventato un funzionario a fine carriera, avendo lavorato al Monza e all’Udinese, è stato direttore generale del Milan dal 1986 al 2002 e direttore sportivo dal 2002 al 2013.

Il primo giorno a Kiev, dopo aver assistito a una partita con Shevchenko, Braida si convinse che Shevchenko era l’uomo giusto per il Milan. Ad attirarlo furono innanzitutto la sua velocità, la capacità di cambiare direzione in modo repentino e di trascinare il pallone per lunghe distanze, il suo tiro da due passi, nonché la sua resistenza, la consapevolezza tattica e la disciplina. Queste ultime tre caratteristiche erano il risultato diretto del lavoro con il grande Lobanovsky. Se non fosse stato per la metodologia di Valeriy Vassilyevich, è improbabile che a 20 anni Shevchenko sarebbe diventato un attaccante così versatile.

La leggenda narra che dopo la partita Braida si avvicinò a lui in segno di ammirazione per il suo talento e gli regalò una maglietta “AC Milan” con il cognome di Shevchenko sul retro. Andriy sorrise imbarazzato, accettò il regalo e fece così un passo verso il club. Da allora, la dirigenza del Milan ha prestato attenzione non solo al giocatore, ma anche a Grigory Surkis. Il presidente era ancora in attesa di specifiche da parte degli altri rappresentanti dell’élite – Liverpool, Manchester United, Juventus, Roma e Barcellona – ma Galliani e Braida si sono dimostrati astuti e persistenti. Da un lato, hanno rifiutato di giocare per la promozione. Dall’altro, hanno falsificato la questione per evitare che altri club interferissero con l’affare. Sono stati aiutati anche dallo stesso Shevchenko, che già sognava l’Italia e il Milan in particolare.

Le parti hanno raggiunto un gentlemen’s agreement nel dicembre 1998. Nel febbraio 1999, finalmente, misero nero su bianco l’accordo. L’accordo fu annunciato solo più tardi, a luglio, ma la corsa era già finita in inverno. “Il Milan pagò per Shevchenko 41 miliardi di lire (25 milioni di dollari), che all’epoca era una cifra seria, ma non eccezionale. Per esempio, l’Inter negli stessi anni pagò 48 miliardi di lire per Ronaldo, la Lazio per Crespo – 120, il Real Madrid per Figo – 170, lo stesso Real Madrid per Zidane – 140”.

Il team di World Casino Expert Brasil è rimasto sorpreso, ma tra sei mesi il prezzo di mercato di Shevchenko sarà raddoppiato.

Un inizio forte

Il Milan era campione d’Italia in carica nel 1999/2000, ma non era di fatto la squadra più forte del Paese, tanto meno d’Europa. C’era una sovrabbondanza di giocatori anziani, il processo di ringiovanimento non era ancora iniziato, e Shevchenko era probabilmente l’unico acquisto importante e veramente stellare del club nelle ultime finestre di trasferimento. Insomma, non si può dire che Andriy sia arrivato al Milan nel momento perfetto: se non fosse stato bene, ci sarebbero state probabilmente delle difficoltà di adattamento, soprattutto perché i suoi rivali erano quotati come un grande dell’epoca, Bierhoff, e il leggendario Vea, anche se già passato al culmine della sua carriera.

Shevchenko, a quanto pare, non aveva alcuna intenzione di riempirsi la testa di cose estranee. Cominciò a segnare subito, fin dal primo turno. Nella partita d’esordio segna contro il Lecce. Nel secondo turno, il gol vittoria contro il Perugia. E infine, al quinto turno (e alla sua quarta partita), una straordinaria tripletta all’Olimpico contro la Lazio, una delle squadre italiane più forti dell’epoca.

L’attaccante ucraino fu inarrestabile, orchestrando tutti e quattro i gol. Prima ha dato un passaggio tagliente a Serginho, che ha tirato in porta. Poi, ha superato Favalli e Marchegiani e ha segnato a porta vuota. Poi ha trasformato il rigore (tra l’altro, è molto significativo che Andriy abbia iniziato subito a battere dagli 11 metri), che ha aiutato il suo compagno Vea a segnare. Infine, ha segnato per la terza volta con un tiro preciso nell’angolo lontano. “Il Milan non è riuscito a vincere, ma la stampa italiana è stata generosa di complimenti dopo la partita. Shevchenko è finito sulle prime pagine di tutti i principali quotidiani.

Il presidente del club, il potente politico italiano Silvio Berlusconi, era estasiato. “Cosa sta facendo questo ragazzo! È il nuovo van Basten!”. Prima dell’inizio della stagione, Berlusconi ha detto: “Sarò felice se segnerà almeno dieci gol al suo debutto in campionato”. Shevchenko, quando il desiderio del suo capo gli è stato tradotto, ha esclamato: “Ne segnerò il doppio!”. Il presidente rispose: “Se lo farai, riceverai il mio yacht per una crociera nel Mediterraneo e una villa durante le tue vacanze”.

In seguito il dialogo è stato ricordato e interpretato in modi diversi. Si discuteva su quanti gol Berlusconi avesse chiesto – 15, 20 o 25 – e se avesse promesso di donare o prestare lo yacht. Tuttavia, Shevchenko stesso disse anni dopo: stavano parlando di una vacanza e il Presidente mantenne la parola. Molti dei suoi soci – Maldini, Ambrosini, Costacurta e altri – andarono in crociera con Andriy.

Una stagione quasi magica

“Il Milan non riesce a recuperare lo scudetto e finisce terzo, a 11 punti dalla Lazio, ma Shevchenko vince la gara. È stato di gran lunga il capocannoniere della squadra (24 gol in Serie A, 4 in Coppa, 1 in Champions League – 29 in totale), davanti a Birchhoff (14), Boban (6) e tutti gli altri. Ha segnato il 37% dei gol della sua squadra in campionato ed è diventato meritatamente il capocannoniere dell’intera stagione. Batistuta ha segnato 23 gol, Crespo 22.

Shevchenko ha segnato per tutti i gusti. Ad esempio, nel febbraio 2000 ha segnato contro il Bari, sfondando i difensori e scappando dal centrocampo senza l’aiuto dei compagni.
A marzo, da solo, ha fatto a pezzi la Juventus, segnando di testa e realizzando il rigore che lui stesso si era guadagnato. Un inizio così fenomenale nella sua prima stagione in Italia non si era ancora visto, tanto velocemente nessuno era riuscito ad adattarsi prima. Tra l’altro, Shevchenko ha anche causato la partenza di Vea: il liberiano non è riuscito a competere e ha lasciato il Chelsea.

“Nessuno prima di Shevchenko si è adattato così facilmente in Italia. Nemmeno Batistuta e van Basten. Se è concentrato sulla partita diventa imbattibile”, ha detto Demetrio Albertini. “È molto difficile giocare contro di lui. Gli attaccanti che si sono fermati davanti a me, li ho divorati. E Sheva ondeggiava da una parte all’altra, muovendosi continuamente”, ha ricordato il compagno Paolo Maldini. “Shevchenko è il nuovo van Basten”, ripeteva l’innamorato Berlusconi, che regalò ad Andriy una cassetta con i migliori gol dell’attaccante olandese.

Alla fine del 2000 Shevchenko avrebbe potuto (e secondo molti avrebbe dovuto) vincere il Pallone d’Oro come miglior calciatore d’Europa. Molti hanno votato per lui, soprattutto in Italia. “Shevchenko è un vero fenomeno. Gli avrei dato il primo posto, avrei messo Rivaldo al secondo posto e Figo solo al terzo”, ha detto il commissario tecnico italiano Dino Zoff. In un sondaggio specializzato dei media locali, Andrei è risultato primo con 182 punti, seguito da Batistuta (148), Zidane (143), Figo (65) e Totti (52).

Ma il Pallone d’Oro è andato comunque a Figo. Shevchenko si classificò terzo, come l’anno precedente. La spiegazione era banale: all’ucraino mancavano i risultati di squadra. Del resto, la stagione del Milan è stata molto modesta sia in patria che sulla scena internazionale.

Titoli, titoli individuali e il Pallone d’Oro sarebbero arrivati in seguito. Nell’estate del 2002 il Milan ringiovanisce la sua squadra, una stagione dopo vince la UEFA Champions League (Andriy segnerà il rigore vincente), due anni dopo il Milan diventa nuovamente campione d’Italia e nella stessa stagione 2004 l’attaccante ucraino viene finalmente premiato con il Pallone d’Oro.

Shevchenko ha vissuto molte grandi stagioni. Ma l’emozione più forte, a distanza di anni, resta ancora quella della prima. Nessuno ha mai conquistato l’Italia così rapidamente. Nessuno. Solo Shevchenko, la macchina da gol dei primi anni 2000, ci è riuscito.

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Bologna FC https://www.asandriabat.it/bologna-fc/ Mon, 14 Feb 2022 08:51:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=65 "Il Bologna è una società calcistica italiana della città di Bologna, in Emilia-Romagna. I rossoblù sono uno dei club più decorati d'Italia, avendo vinto sette volte lo scudetto e due volte la Coppa Italia".

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“Il Bologna è una società calcistica italiana della città di Bologna, in Emilia-Romagna. I rossoblù sono uno dei club più decorati d’Italia, avendo vinto sette volte lo scudetto e due volte la Coppa Italia”.

La storia

“Il Bologna FC è stato fondato il 3 ottobre 1909 ed è stato uno dei club fondatori della Serie A nel 1929. Nella sua storia, è riuscito a vincere sette scudetti, diventando la sesta squadra più vincente d’Italia.

Dal 1927 il Bologna gioca nello stadio Renato Dalla’Ara, che alla sua fondazione si chiamava Stadio del Littoriale, rinominato Stadio Comunale dal dopoguerra al 1983.

Il club fu fondato dall’austriaco Emilio Arnstein, che iniziò la sua passione per il calcio durante gli studi a Vienna e a Praga. Fu lui e suo fratello a creare il club austriaco Black Star.

Il Bologna giocò la sua prima partita il 20 marzo 1910, sconfiggendo la Virtus per 9-1. Il Bologna FC vinse il suo primo scudetto nella stagione 1924/25 e successivamente nel 1928/29.

Il periodo di maggior successo nella storia del Bologna può essere attribuito a quello che va dal 1935 al 1941, durante il quale i rossoblù vinsero quattro campionati italiani e una volta furono vice-campioni del Paese.

Il successo successivo per il Bologna arrivò nel 1963/64, quando la squadra vinse il suo settimo titolo di Serie A e un anno dopo si aggiudicò l’argenteria.

Da ricordare anche le vittorie internazionali del Bologna, anche se ottenute nella Mitropa Cup (1931/32, 1933/34, 1960/61), uno dei primi grandi tornei europei di calcio per club disputati tra squadre di Austria, Repubblica Ceca e Ungheria e Italia.

Nella storia attuale, il Bologna è costantemente in Serie A, ma non può vantare particolari successi, finendo costantemente la stagione a metà classifica.

Gli avversari

La principale rivale del Bologna nel campionato italiano è la Fiorentina, le cui partite sono note come derby dell’Appennino. Il nome deriva dal fatto che le squadre si trovano sui versanti opposti delle montagne appenniniche. Il primo incontro tra i club è avvenuto il 25 novembre 1928 e da allora si sono disputati 134 incontri. Il vantaggio nel derby appartiene ai viola, che hanno vinto 53 partite, perdendone solo 43.

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La Lazio è una macchina da contropiede con il miglior centrocampo d’Italia”. https://www.asandriabat.it/la-lazio-e-una-macchina-da-contropiede/ Sat, 23 Oct 2021 08:23:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=54 Vent'anni fa la Lazio vinceva il campionato italiano. Veron e Nedved erano i responsabili, Nesta e Simeone coprivano l'attacco e Salas segnava i gol. Simone Inzaghi era il sostituto 24enne.

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Vent’anni fa la Lazio vinceva il campionato italiano. Veron e Nedved erano i responsabili, Nesta e Simeone coprivano l’attacco e Salas segnava i gol. Simone Inzaghi era il sostituto 24enne. Ma anche dalla panchina ha imparato da Eriksson.

Simone ha costruito la sua Lazio sui principi di una squadra da campionato: contropiedi micidiali, massimo calcio verticale e sbandate a sinistra. La classica efficienza italiana è accompagnata da un gioco brillante e produttivo. Ogni azione è orientata verso gli obiettivi, senza movimenti inutili. In allenamento la Lazio gioca senza portieri perché segnare è più importante che passare.

“La Lazio gioca in contropiede. Il gioco si svolge attraverso il centro e la sinistra.
Vent’anni fa, un top club che non amava il possesso palla era comune quanto una squadra di metà classifica in difficoltà. Oggi la Lazio sembra molto autentica. Inzaghi evita il possesso. Gioca un calcio laconico e spietato, attacchi diretti con un minimo di passaggi. I romani passano solo il 27% del tempo nel terzo d’attacco – il 13° totale più alto della Serie A. “La Lazio è la squadra più verticale e veloce della massima serie italiana: secondo Opta, nella scorsa stagione è stata in testa sia per tiri che per gol dopo i contropiedi.

L’episodio dell’intervallo contro l’Inter a febbraio è emblematico a questo proposito: spiega quanto Inzaghi creda nel calcio aggressivo e diretto. La Lazio ha subito il gol al 44° minuto e ha chiuso il primo tempo in svantaggio per 0-1. Simone non si scompone e attacca: “Ho elogiato i ragazzi, dicendo che se continuiamo a giocare così, prima o poi avremo la possibilità di fare bene. Abbiamo giocato con fiducia, volevamo vincere ed era chiaro che qualche contropiede era inevitabile”. I romani hanno segnato due volte nel secondo tempo e hanno vinto.

Il gioco si è adattato ai punti di forza dei giocatori e quindi la natura e la velocità degli attacchi dipendevano dal ritorno della palla. Dopo un placcaggio nella metà campo avversaria, la Lazio attiva una risposta immediata, puntando sulla superiorità tecnica dei suoi giocatori. I romani si avventano sugli avversari anche quando sono in vantaggio numerico. Correa, Alberto e Milinkovic-Savic affrontano chiunque nell’uno contro uno, e i lazziliani ne approfittano: si fanno largo nelle aree giuste con il palleggio e arrivano in porta. Allo stesso tempo, la corsa non viene quasi mai usata in mezzo al campo: Inzaghi la fa attraverso un passaggio.

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Storia della Fiorentina https://www.asandriabat.it/storia-della-fiorentina/ Sun, 10 Oct 2021 08:57:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=68 "La Fiorentina è una squadra di calcio della città di Firenze che ha vinto più volte il campionato nazionale. È considerata una delle squadre più forti del Paese, ma ha vinto solo due volte la principale competizione nazionale, la Serie A.

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“La Fiorentina è una squadra di calcio della città di Firenze che ha vinto più volte il campionato nazionale. È considerata una delle squadre più forti del Paese, ma ha vinto solo due volte la principale competizione nazionale, la Serie A.

Creazione del club

La storia della Fiorentina risale al 1926. Fu allora che il marchese Ridolfi, socio di Mussolini, fuse due squadre fiorentine: il Firenze e la Libertas. Gli obiettivi erano due. Il primo era quello di creare una squadra che potesse opporsi con successo alle squadre del nord-ovest del Paese (all’epoca non esistevano squadre di questo tipo nell’Italia centrale). Il secondo era far rivivere il tradizionale gioco del calcio fiorentino, che combinava elementi di rugby e calcio.

Qualche anno dopo fu chiaro che l’idea del marchese era assolutamente giustificata. Nel 1931 riuscirono a sfondare in Serie A e nel 1941 vinsero la Coppa Italia. Il successo fu interrotto dalla guerra che vide l’Italia schierarsi con le potenze dell’Asse.

Lo stadio della Fiorentina

La squadra ottenne uno stadio proprio solo nel 1931. Fu allora che venne fondata l’arena Giovanni Berta. Attualmente è stato rinominato in Artemio Franchi.

Il primo scudetto

Dopo la guerra, l’ACF Fiorentina continuò a riscuotere lo stesso successo degli anni Trenta e Quaranta. Uno dei motivi era la rosa davvero stellare, che comprendeva un grande giocatore della metà del XX secolo come Sarti e molti altri. Ma i giocatori più produttivi furono Montuori e Julinho, rispettivamente argentino e brasiliano.

Il secondo scudetto

Dopo il trionfo del 55/56, la Fiorentina ha subito un’importante battuta d’arresto. All’inizio degli anni ’60, la Fiorentina subisce una grave battuta d’arresto nel campionato nazionale. Non riuscì ad andare oltre il quarto posto. Nel 1966 la squadra riuscì a vincere la Coppa Italia e la Mitropa. Tuttavia, questo fu l’unico successo più o meno serio in oltre 10 anni.

Storia recente

Fino ai primi anni ’80 i risultati del club sono stati mediocri. L’unico successo importante fu la vittoria della Coppa nazionale nel 1975. Le cose cambiarono, però, quando l’imprenditore Flavio Pontello acquistò la Fiorentina nel 1980. Investì molto nella squadra e portò giocatori di alto livello: Graziani, Pecci e Bertoni. I risultati della squadra diventano più accettabili: nel 1981/82 sfiora la conquista del titolo di Serie A, ma non ci riesce a causa dell’infortunio di Antonio. Lo scudetto fu conquistato dalla Juventus.

Da questo momento in poi, la situazione del club è rimasta sostanzialmente invariata. Periodicamente acquista ottimi giocatori, si esibisce in tornei di vario livello, ma non vince i principali tornei italiani e non ottiene buoni risultati nelle manifestazioni internazionali. Allo stesso tempo, la Fiorentina ha mantenuto la sua posizione in Serie A e non è retrocessa nelle divisioni inferiori, come invece era accaduto negli anni Novanta.

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Fatti sulla Roma Football Club https://www.asandriabat.it/fatti-sulla-roma-football-club/ Thu, 19 Aug 2021 08:20:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=51 "L'AS Roma è una società calcistica professionistica fondata nel 1927 dalla fusione di tre squadre romane: "Roma"

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“L’AS Roma è una società calcistica professionistica fondata nel 1927 dalla fusione di tre squadre romane: “Roma”, “Fortitudo Pro Roma” e “Alba Audace”. Non si tratta di un precedente insolito, poiché molte squadre di calcio moderne sono nate da una fusione simile. L’obiettivo principale dell’unione era quello di diventare degni concorrenti della Lazio, un’altra squadra italiana.

La storia della Roma è ricca e movimentata. Oggi vi racconterò 10 fatti interessanti al riguardo! E, naturalmente, degli echi della leggendaria Città Eterna!

  • “La Roma è una delle squadre di calcio italiane più popolari, con un’enorme base di tifosi. Secondo un sondaggio del 2012, più del 7,3% degli italiani tifa per il club. Le associazioni di tifosi più numerose sono la Curva Sud e i Roma Ultras.
  • I colori della squadra sono quelli della città di Roma: rosso intenso e oro. Dal 1927, però, le tonalità sono cambiate periodicamente, così come il design delle divise. Per lo più sono cambiati gli accenti bianchi e neri, ma la base è rimasta invariata, in omaggio alla tradizione.
  • Anche la mascotte del club fa riferimento diretto alla storia della Città Eterna. È una lupa, un riferimento alla leggenda della lupa che nutrì Romolo e Remo. Sulla maglia è ricamato il numero 753, l’anno di fondazione della Roma. È l’anno di fondazione di Roma.
  • Anche il logo presenta una lupa, ma la sua immagine è cambiata diverse volte. Nel 1978, il logo era una lupa con gli occhi rossi. Nel 1997 si è deciso di riportare in auge il primo simbolo della Roma, mentre la seconda volta è stato rimandato al 2013. Si tratta di una lupa che allatta due gemelli. Nel 2007, per l’80° anniversario, i designer hanno creato uno stemma festivo con un cuore. Nel 2013 è arrivato un nuovo presidente e con lui il rebranding. La lupa è stata leggermente aggiornata, i monogrammi sono stati rimossi e il colore è passato all’argento.
  • Le partite più emozionanti e accese in Italia sono quelle tra la Roma e gli eterni rivali della Lazio. Lo scontro tra le squadre viene addirittura chiamato “Derby romano”. Molto spesso le partite sono accompagnate da gravi disordini.
  • Un altro confronto ben noto tra Roma e Napoli è la partita contro il Napoli. È chiamato Derby del Sole. Le città sono vicine ed entrambe le squadre sono vincenti, il che ha fatto nascere una naturale rivalità. Anche se già prima degli anni ’80 i tifosi dei due club si consideravano quasi fratelli.
  • Nonostante la popolarità della Roma, stranamente la squadra non vanta molte vittorie di “alto profilo”. In 86 anni ha vinto 3 campionati di Serie A. Ma la Roma è stata la prima a portare lo scudetto a Roma.
  • Un evento significativo per i tifosi si è verificato nel 1983. “La Roma, guidata da Nils Lidholm, batte Juventus e Internazionale. Ancora oggi ci sono accese dispute tra i tifosi: chi è la Roma più forte: quella di Capello o quella di Lidholm.
  • L’anno successivo, il 1984, ci fu una caduta altrettanto grandiosa, che i romani preferiscono non ricordare ancora una volta. “La Roma perse la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool proprio nel suo stadio, ai rigori.
  • Nel 2014 Radi Garcia diventa allenatore della Roma, desideroso di un rilancio e di una nuova partenza. La stagione è iniziata più che bene per la squadra, che ha stabilito un record di vittorie in campionato all’inizio della stagione: 10 su 10. Tuttavia, la Roma ha perso ancora e ha terminato la stagione con una sconfitta. Tuttavia, la Roma ha perso ancora e ha concluso la stagione al secondo posto. Ma è comunque meritevole!

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La storia di Torino https://www.asandriabat.it/la-storia-di-torino/ Thu, 15 Jul 2021 08:37:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=57 Il calcio fu portato a Torino alla fine del XIX secolo su iniziativa di industriali svizzeri e inglesi. Già nel 1891, nel capoluogo piemontese fu fondata una società chiamata Internazionale Torino

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Il calcio fu portato a Torino alla fine del XIX secolo su iniziativa di industriali svizzeri e inglesi. Già nel 1891, nel capoluogo piemontese fu fondata una società chiamata Internazionale Torino, presieduta dal Duca degli Abruzzi. Nel 1894 la città vantava già due squadre: fu fondata la società calcistica Torinese.

Nel 1900 la Torinese assorbì l’Internazionale Torino, ma la vera rivoluzione per questa squadra, che all’epoca vestiva maglie gialle e nere a strisce verticali, avvenne il 3 dicembre 1906. Presso il pub Voigt (oggi Bar Norman) di via Pietro Micca, viene firmato un accordo con la squadra avversaria della Juventus, guidata dallo svizzero Alfredo Dick. Da questo sodalizio nacque il Torino Football Club, considerato la società più antica d’Italia. Il primo presidente del neonato club fu Hans Schoenbrod, un giocatore modesto, ma un manager appassionato.

I colori della nuova squadra passarono dal giallo e nero al granata. Ci sono due versioni su cosa abbia causato tale scelta: la prima è stata scelta dal già citato Dick, che era un combattente Genevieve Servettes, che aveva proprio una divisa di questo tipo; secondo l’altra versione era il colore della Brigata Savoia, che nel 1706 portò la notizia della liberazione di Torino dagli invasori francesi.
La prima partita ufficiale fu giocata il 16 dicembre 1906 a Vercelli contro la locale Pro Vercelli e si concluse con una vittoria del Torino per 3-1. Il 13 gennaio 1907 si disputa il primo derby di Torino, in cui i Tori battono la Juve per 2-1, e un mese dopo arriva un’altra vittoria sui bianconeri, questa volta per 4-1.

Nel 1912 Vittorio Pozzo diventa allenatore della Scuadra Granata, che nel 1914 porterà il Torino ad un torneo internazionale in Sud America. In quella competizione i Tori realizzano un’incredibile striscia di sei vittorie, sconfiggendo anche squadre di indubbia qualità come il Corinthians del Brasile e la nazionale argentina. Tuttavia, il ritorno da quel torneo trionfale riportò la squadra alla triste realtà della Prima Guerra Mondiale in Europa.

Nella stagione 1914-15, l’FC Torino terminò il campionato a soli due punti dal primo posto del Genoa. Tuttavia, il campionato si concluse prima del previsto a causa dello scoppio della guerra. Il Torino perse la partita cruciale contro il Genoa per decidere il campione. Di conseguenza, il Genoa fu incoronato campione d’Italia, mentre il Torino perse l’occasione giusta, se ricordiamo che aveva battuto i genovesi con un devastante 6-1 nel primo turno. In questo modo le speranze di un primo scudetto si infransero.

Dopo la guerra, il campionato fu riaperto nel 1919. Il Torino, come molte squadre, perse molti giocatori al fronte. Ma in campionato il Torino riuscì a piazzarsi al terzo posto dietro a Pro Vercelli e Juventus.

Negli anni Venti, i fratelli Martins, meglio conosciuti come Mosso, iniziano a giocare per il Torino. Martino Secondo era il giocatore più forte, avendo giocato 359 partite per i Tori nel campionato italiano. Solo una volta (il 9 novembre 1924, in una partita contro il Brescia) tutti e quattro i fratelli – Piero, Cesare, Dario ed Edmondo – fanno parte della rosa principale del Torino.

Dopo quindici anni, il Torino riuscì a vincere lo scudetto, che fu il primo di cinque stagioni consecutive. Sempre in quella stagione, la Scuadra granata si aggiudicò la Coppa Italia, con un record di cinque vittorie in cinque partite, 20 gol fatti e nessuno subìto.

La ricostruzione della squadra dopo quella terribile tragedia fu molto difficile. Feruccio Novo decise di costruire una nuova squadra basandosi sui giovani di talento della Primavera del club. Inoltre, furono fatti diversi acquisti mirati: l’ala argentina Beniamino Santos, gli svedesi Hjalmarsson e Bengtsson, oltre a Carapellese e al portiere Bepi Moro. Di quell’anno rimangono Toma e Luigi Giuliano. In quella stagione il Torino riesce a raggiungere il sesto posto e Santos è autore di 27 gol in campionato.

Alla fine del decennio, i Tori ebbero una piccola battuta d’arresto. Vengono ceduti molti giocatori (Stellini, Mozzini, Santin) e al posto di Radice arriva il nuovo allenatore Rabitti. Quinto posto nel 1978/79 e terzo l’anno successivo. Nello stesso anno la Scuadra Granata raggiunge nuovamente la finale di Coppa Italia, dove perde di nuovo contro la Roma.
Nell’80/81 vengono riaperte le frontiere per i trasferimenti e gli stranieri tornano in Italia. Il Torino acquista l’olandese Van de Korpoot dal Feyenoord. Cazzaniga sostituisce Rabitti come allenatore nel corso della stagione, ma con scarsi risultati. I Tori si sono classificati al nono posto ma sono arrivati di nuovo in Coppa Italia, perdendo contro la Roma.

Urbano Cairo ha iniziato la stagione 2006/07 nominando Doriano Tosi direttore sportivo e Alberto Zaccheroni allenatore. Abbiati, Comotto, De Ascentis, Fiore e Barone rafforzano la squadra. Dopo il girone d’andata, la Scuadra Granata si trova all’11° posto, ma durante l’inverno segue una serie di risultati deludenti e alla fine Zaccheroni lascia il posto a De Biasi. Con il nuovo allenatore, la squadra ha ottenuto nove punti nelle prime quattro partite, ma poi è crollata di nuovo. In totale, il Torino FC si piazza al 16° posto con 40 punti e rimane in Serie A.

Un’altra retrocessione in Serie B. Dopo un ottimo inizio, alla fine del girone di ritorno della stagione 2009/10 la squadra è in crisi. Colantuono viene licenziato e al suo posto viene nominato Mario Beretta, che però non porta nulla di buono e i Tori riportano Colantuono come allenatore. Il nuovo direttore sportivo Petrachi riesce a fare 10 acquisti e 12 cessioni a gennaio, che rafforzano notevolmente la squadra. Il campionato viene concluso al quinto posto, dando la possibilità di qualificarsi per i play-off. In semifinale i melograni sconfiggono il Sassuolo, ma in finale contro il Brescia subiscono una sconfitta e non riescono a qualificarsi per la Serie A.

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