I club più affermati Archives - RiabatA-Sand https://www.asandriabat.it/category/i-club-piu-affermati/ Blog sui club di calcio italiani Mon, 17 Jul 2023 06:57:18 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.2 https://www.asandriabat.it/wp-content/uploads/2023/05/cropped-ball-gda9e78f30_640-32x32.png I club più affermati Archives - RiabatA-Sand https://www.asandriabat.it/category/i-club-piu-affermati/ 32 32 Blog sui club di calcio italiani https://www.asandriabat.it/blog-sui-club-di-calcio-italiani/ Mon, 17 Jul 2023 06:57:17 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=135 Gli italiani hanno sempre avuto uno spirito di eccitazione e rivalità. Hanno sempre avuto uno spirito di rivalità. Gli spalti del Colosseo, rumorosi e chiassosi, durante i combattimenti dei gladiatori nell’antica Roma, esigevano una lotta che alla fine decideva il destino del perdente. L’immagine è molto simile a quella degli stadi di oggi durante una […]

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Gli italiani hanno sempre avuto uno spirito di eccitazione e rivalità. Hanno sempre avuto uno spirito di rivalità. Gli spalti del Colosseo, rumorosi e chiassosi, durante i combattimenti dei gladiatori nell’antica Roma, esigevano una lotta che alla fine decideva il destino del perdente. L’immagine è molto simile a quella degli stadi di oggi durante una partita di calcio! Anche gli stessi stadi ricordano il Colosseo nella loro costruzione. Il calcio in Italia non è solo un gioco.

Una ricca storia di club

La storia del calcio italiano è intrisa di passioni e tradizioni che risalgono a secoli fa. I club di calcio italiani giocano un ruolo centrale in questa storia. Ogni regione italiana ha il proprio club di calcio che rappresenta l’orgoglio e l’identità locali. Questi club sono il punto di riferimento per i tifosi e, spesso, sono molto più di una squadra di calcio.

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La rivalità tra Juventus e Inter

Nella città di Torino, la rivalità tra Juventus e Inter è leggendaria. Queste due squadre sono tra le più vincenti del calcio italiano e i loro incontri sono sempre molto attesi. La tifoseria è divisa a metà: da un lato i sostenitori della Juventus, noti come “”bianconeri””, e dall’altro i tifosi dell’Inter, chiamati “”nerazzurri””. Gli scontri tra queste due squadre sono spesso intensi e appassionanti.

La passione del Nord Italia

Alcuni dei club di calcio più famosi d’Italia si trovano nella parte settentrionale del paese. Il Milan e l’Inter, entrambi situati a Milano, sono i principali rappresentanti di questa regione. Entrambi i club vantano una lunga tradizione di successi e hanno numerosi trofei nazionali e internazionali. I tifosi del Milan e dell’Inter sono noti per la loro passione e il loro sostegno incondizionato alla squadra del cuore.

Il ruolo sociale dei club di calcio

I club di calcio italiani sono molto più di un’organizzazione sportiva. Ogni club ha una forte connessione con la sua comunità e svolge un ruolo sociale importante. Organizzano iniziative di beneficenza, partecipano a progetti educativi e promuovono l’integrazione sociale. Il calcio è uno strumento per unire le persone e superare le barriere culturali, sociali ed economiche.

Gli stadi come luoghi di incontro

Gli stadi italiani sono luoghi di incontro e di festa. Durante le partite, gli spalti sono pieni di tifosi che sostengono la propria squadra con cori, bandiere e striscioni. L’atmosfera è elettrizzante e coinvolgente, trasmettendo un senso di appartenenza e comunione. Gli stadi diventano veri e propri santuari del calcio, dove le emozioni sono vissute appieno.

Ammirazione per i giocatori

I giocatori di calcio in Italia rappresentano modelli di ispirazione per molte persone. La bravura tecnica, la determinazione e la passione che mettono nel gioco sono ammirate e rispettate da tutti. Le storie di successo dei giocatori di calcio italiani sono tramandate di generazione in generazione, facendoli diventare vere e proprie leggende.

Il futuro dei club di calcio italiani

I club di calcio italiani hanno un futuro luminoso davanti a loro. Continueranno a essere un simbolo di orgoglio per le loro comunità e un punto di riferimento per i tifosi. L’ascesa delle nuove generazioni porterà nuove speranze e nuovi talenti, garantendo che il calcio in Italia resti vivo e vibrante. I club di calcio italiani continueranno a essere parte integrante della cultura e dell’identità italiana.

Innovazione nel calcio italiano

Il calcio italiano non è solo tradizione, ma anche innovazione. I club stanno sperimentando nuove strategie di gioco, tecnologie all’avanguardia per l’allenamento e l’analisi delle prestazioni. L’obiettivo è vincere e competere a livello internazionale. Nuovi metodi e approcci stanno portando i club italiani verso il futuro.

Passione che non si spegne

Non importa quale sarà il futuro del calcio italiano, una cosa è certa: la passione dei tifosi sarà sempre presente. I club di calcio italiani possono contare su un seguito fedele e appassionato che sosterrà la squadra in ogni momento. Questo amore per il calcio è ciò che rende il blog sui club di calcio italiani un punto di riferimento per tutti i tifosi.

In conclusione, il calcio italiano e i club che lo rappresentano sono molto di più di una semplice squadra. Sono una parte fondamentale della cultura e dell’identità italiana, incapsulando la rivalità, l’eccitazione e la passione che caratterizzano il paese. Il blog sui club di calcio italiani è un modo per celebrare questo legame indissolubile tra il calcio e l’Italia.

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Storia del Calcio Italiano https://www.asandriabat.it/storia-del-calcio-italiano/ Fri, 14 Jul 2023 06:19:54 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=132 Il calcio, conosciuto anche come il gioco del pallone, ha fatto la sua comparsa in Italia nel tardo XIX secolo, importato dai marinai inglesi e diffuso principalmente tra le comunità britanniche residenti nel paese. Inizialmente, il calcio era praticato in modo informale, ma presto divenne popolare e cominciarono a sorgere le prime squadre di calcio […]

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Il calcio, conosciuto anche come il gioco del pallone, ha fatto la sua comparsa in Italia nel tardo XIX secolo, importato dai marinai inglesi e diffuso principalmente tra le comunità britanniche residenti nel paese. Inizialmente, il calcio era praticato in modo informale, ma presto divenne popolare e cominciarono a sorgere le prime squadre di calcio italiane.

Origini del calcio in Italia

Le prime testimonianze del calcio in Italia risalgono agli anni 1880, quando alcuni club sportivi e scuole iniziarono a organizzare partite amichevoli. Tuttavia, fu nel 1898 che il calcio italiano vide un importante sviluppo con la fondazione della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC).

Fondazione della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC)

La FIGC è l’organismo ufficiale che governa il calcio in Italia ed è stata fondata il 16 marzo 1898 a Torino. La FIGC si occupa dell’organizzazione dei campionati italiani, della nazionale italiana e delle squadre giovanili. La fondazione della FIGC fu un passo fondamentale per l’organizzazione e la regolamentazione del calcio nel paese.

Le prime competizioni calcistiche in Italia

Con l’istituzione della FIGC, iniziarono ad essere organizzate le prime competizioni calcistiche in Italia. La Coppa Italia, ad esempio, venne introdotta nel 1922 e divenne presto una delle competizioni più prestigiose del calcio italiano. Il Campionato italiano di calcio, invece, ebbe inizio nel 1898 e si è svolto annualmente da allora, con alcune interruzioni dovute alla guerra.

L’Intreccio tra Calcio Italiano e Casinò Live: Una Nuova Frontiera di Intrattenimento

Un fenomeno in crescita nel mondo del calcio italiano è l’interazione tra il calcio e i casinò live. Sempre più appassionati di calcio sono attratti dall’opportunità di scommettere sulle partite e vivere un’esperienza coinvolgente grazie ai https://aviatorbetting.com/it/ casinò live online. Questi casinò offrono la possibilità di scommettere su eventi sportivi in tempo reale, incluso il calcio italiano, permettendo agli scommettitori di seguire le partite e piazzare le proprie puntate simultaneamente. Se sei interessato a un’esperienza di casinò live di qualità, puoi visitare Aviator Betting, un sito rinomato che offre una vasta gamma di opzioni di scommesse sportive, compreso il calcio italiano. Aviator Betting ti offre la possibilità di immergerti nel mondo delle scommesse sportive online, offrendo un’ampia varietà di mercati, quote competitive e un’esperienza di gioco coinvolgente.

L’era d’oro del calcio italiano

Il calcio italiano ha vissuto un’era d’oro negli anni ’40 e ’50, con il Grande Torino come squadra dominante. Il Grande Torino vinse cinque campionati consecutivi e lasciò un segno indelebile nella storia del calcio italiano. Inoltre, la Nazionale italiana ottenne importanti vittorie, tra cui la vittoria nella Coppa del Mondo del 1934 e del 1938.

Gli anni ’60 e ’70: cambiamenti e successi

Negli anni ’60, l’Inter divenne una squadra di grande successo, vincendo tre Coppe dei Campioni consecutive. Nel 1968, l’Italia vinse il Campionato Europeo di calcio, consolidando la sua reputazione nel panorama calcistico internazionale. Negli anni ’70, il calcio italiano vide l’emergere di nuove stelle e squadre di talento.

Calcio italiano negli anni ’80 e ’90

Gli anni ’80 e ’90 furono caratterizzati dalla rivalità tra Milan e Juventus, due squadre che dominarono il calcio italiano in quel periodo. Il Milan vinse numerosi titoli di campione d’Italia e la Champions League, mentre la Juventus ottenne successi nazionali e internazionali. La Nazionale italiana vinse il Campionato del Mondo nel 1982 e nel 2006.

Calcio italiano nel nuovo millennio

Nel nuovo millennio, la Juventus si è affermata come la squadra dominante della Serie A, vincendo numerosi campionati consecutivi. Altri club, come il Milan e l’Inter, hanno anche ottenuto importanti successi nazionali e internazionali. Nel 2020, l’Italia vinse il Campionato Europeo, dimostrando la forza e il talento della Nazionale italiana.

L’impatto del calcio italiano sulla cultura e l’economia del paese

Il calcio italiano ha un impatto significativo sulla cultura e sull’economia del paese. Le tifoserie italiane sono appassionate e dedite alla loro squadra del cuore, creando un’atmosfera unica negli stadi. Inoltre, il calcio attira numerosi turisti, che visitano l’Italia per assistere alle partite e immergersi nell’atmosfera calcistica del paese.

Conclusioni

La storia del calcio italiano è una storia di passione, successo e cambiamenti. Da piccoli inizi alla vittoria dei titoli più prestigiosi, il calcio italiano ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama calcistico internazionale. Il calcio italiano rappresenta molto più di un semplice sport: è parte integrante della cultura e dell’identità nazionale.

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I Campioni del Calcio Italiano: Scopri le Stelle degli Ultimi 5 Anni https://www.asandriabat.it/i-campioni-del-calcio-italiano-scopri-le-stelle-degli-ultimi-5-anni/ Thu, 13 Jul 2023 06:17:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=129 Mentre ti immergi in questa straordinaria avventura, vogliamo portarti indietro nel tempo per celebrare alcune delle stelle più brillanti degli ultimi 5 anni del calcio italiano. Sono giocatori che hanno fatto sognare intere nazioni e che hanno segnato la storia del nostro amato sport. La Fenomenale Incisività di Ciro Immobile Ciro Immobile, l’attaccante della Lazio, […]

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Mentre ti immergi in questa straordinaria avventura, vogliamo portarti indietro nel tempo per celebrare alcune delle stelle più brillanti degli ultimi 5 anni del calcio italiano. Sono giocatori che hanno fatto sognare intere nazioni e che hanno segnato la storia del nostro amato sport.

La Fenomenale Incisività di Ciro Immobile

Ciro Immobile, l’attaccante della Lazio, è una forza della natura che ha stupito il calcio italiano negli ultimi 5 anni. Con la sua fenomenale incisività in campo, Immobile ha dimostrato di essere uno dei migliori attaccanti del panorama calcistico mondiale. La sua abilità nel segnare gol è semplicemente straordinaria, lasciando senza fiato compagni di squadra e avversari.

Immobile possiede un istinto di predator unico, riuscendo a trovare spazi inesistenti e a trasformare anche le situazioni più complicate in autentiche occasioni da gol. I suoi movimenti intelligenti, l’agilità nel dribbling e la precisione nei tiri lo rendono un vero incubo per i difensori avversari.

Inoltre, la sua mentalità vincente e la determinazione a dare il massimo in ogni partita lo hanno portato a stabilire numerosi record e a vincere prestigiosi premi individuali. La sua presenza in campo è un’autentica fonte di ispirazione per i suoi compagni di squadra e un vero spettacolo per gli appassionati di calcio di tutto il mondo.

Un gioco che ispira JetX

Benvenuti su JetX https://jetexbet.com/en/, il casinò online che ti offre un’esperienza di gioco coinvolgente e ricca di emozioni! Mentre ti godi la nostra vasta selezione di giochi, vogliamo condividere con te un tributo alle stelle del calcio italiano degli ultimi 5 anni. E cosa c’è di meglio che iniziare con Ciro Immobile, un attaccante che incarna la fenomenale incisività e l’arte del gol?

Immagina di scommettere su JetX e di trovarsi immerso in un mondo di emozioni calcistiche. Mentre i rulli del tuo gioco preferito girano, la presenza di Ciro Immobile ti sorprende con la sua forza e la sua determinazione. I suoi gol epici si materializzano davanti ai tuoi occhi, regalandoti un’esperienza di gioco unica e appassionante.

La Magia di Paulo Dybala

Paulo Dybala, il talentuoso attaccante della Juventus, è un vero mago del calcio che ha conquistato i cuori degli appassionati negli ultimi 5 anni. La sua abilità tecnica straordinaria e la sua creatività in campo lo rendono una vera e propria forza della natura. La magia di Dybala si manifesta attraverso dribbling eleganti, tocchi di palla precisi e una visione di gioco fuori dal comune.

Le sue giocate imprevedibili e gli scatti fulminei mettono in seria difficoltà le difese avversarie, lasciando spazio solo all’ammirazione. Dybala ha il potere di trasformare una partita in un vero spettacolo, incantando gli spettatori con il suo talento unico. Ogni tocco di palla sembra essere guidato da una forza magica che lo rende un avversario temuto e rispettato in tutto il mondo.

Inoltre, Dybala è un vero leader in campo, capace di prendere in mano le redini del gioco e trascinare la sua squadra alla vittoria. La sua mentalità vincente e la passione che mette in ogni partita lo hanno reso un punto di riferimento per i suoi compagni di squadra e un idolo per i tifosi della Juventus.

La Classe senza Tempo di Gianluigi Buffon

Gianluigi Buffon, il portiere senza età, è un’icona del calcio italiano che ha dimostrato una classe senza tempo negli ultimi 5 anni. La sua esperienza pluriennale e la sicurezza inconfondibile che trasmette in porta lo rendono un autentico punto di riferimento per ogni squadra in cui ha giocato. Buffon incarna l’eccellenza e rappresenta il perfetto connubio tra talento naturale e costante impegno nel migliorarsi.

La sua presenza in campo è un vero spettacolo, in grado di ispirare e trascinare i suoi compagni di squadra verso risultati straordinari. La sua sicurezza nei riflessi e la capacità di effettuare parate impossibili hanno fatto sì che sia considerato uno dei migliori portieri della storia del calcio. La sua classe senza tempo è un vero esempio di dedizione, passione e professionalità.

Inoltre, la sua leadership e il carisma che lo contraddistinguono sono un vero valore aggiunto per ogni squadra in cui gioca. Buffon è un vero e proprio capitano, capace di motivare i suoi compagni di squadra e di influenzare positivamente l’intero ambiente intorno a lui.

La Visione di Lorenzo Insigne

Lorenzo Insigne, talentuoso attaccante del Napoli, è noto per la sua visione di gioco straordinaria. La sua abilità nel creare occasioni per i suoi compagni di squadra è un elemento chiave nella sua grande carriera. Insigne sa come sfruttare gli spazi e come piazzare tiri precisi che spesso finiscono in rete. Entra in campo con Insigne su JetX e lascia che la sua visione ti guidi verso la vittoria!

La Forza di Romelu Lukaku

Romelu Lukaku, l’attaccante belga dell’Inter, è una forza della natura nel calcio italiano. La sua combinazione di forza fisica, velocità e abilità tecnica lo rende praticamente inarrestabile per i difensori avversari. Lukaku ha dimostrato di essere un vero trascinatore di squadra e di avere una precisione impressionante nel segnare gol. Sfida la forza di Lukaku e preparati a vincere premi incredibili!

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Il leggendario Gianluigi Buffon https://www.asandriabat.it/il-leggendario-gianluigi-buffon/ Mon, 26 Jun 2023 14:32:40 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=115 Gianluigi Buffon. Per molti appassionati di calcio è un personaggio senza tempo. I ragazzi iniziavano ad appassionarsi al calcio e Gigi già giocava. Sia nella Nazionale italiana che nella Juventus. C’è chi lo ricorda alle porte del Parma, e chi ha visto come questo giovane sia apparso per la prima volta nella porta non debole […]

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Gianluigi Buffon. Per molti appassionati di calcio è un personaggio senza tempo. I ragazzi iniziavano ad appassionarsi al calcio e Gigi già giocava. Sia nella Nazionale italiana che nella Juventus. C’è chi lo ricorda alle porte del Parma, e chi ha visto come questo giovane sia apparso per la prima volta nella porta non debole ai tempi del club in Serie A, e poi nella Nazionale italiana in autunno. E come avesse già conquistato la Coppa UEFA a Mosca. Gigi è già comproprietario di questo traguardo: ha cinque campionati del mondo all’attivo. Ma deve dividerlo con il messicano Antonio Carbajal e il tedesco Lothar Matthäus. Ed ecco la prospettiva di diventare l’unico, il solo e il solo. Per questo, può rimanere nel calcio il più a lungo possibile.

Tanto più che a Buffon piace stabilire diversi record. È stato il portiere più giovane nella storia della Nazionale italiana, è stato ed è tuttora il portiere più costoso al mondo, possiede la più lunga striscia di imbattibilità – 974 minuti. Ha superato l’apparentemente eterno traguardo di Dino Zoff di 167 partite con l’Italia, fissando un nuovo massimo di 167 partite. È stato campione del mondo, ha vinto nove volte lo scudetto e si appresta a farlo per la decima volta. Non c’è più nulla da fare per gli onori individuali. Tuttavia, ci sono ancora vette da conquistare. La Champions League, per esempio. O il Campionato Europeo. Il principale rivale di Gianluigi, Iker Casillas, li ha vinti entrambi, più di una volta. Gigi ha giocato solo la finale.

Il carrarese era destinato a diventare un atleta. Un atleta di atletica leggera come sua madre e suo padre. O un pallanuotista come le zie. Ma Gigi ha seguito l’esempio del suo parente più glorioso, il prozio Lorenzo Buffon, famoso portiere della Nazionale italiana e di due superclub milanesi. Tra l’altro, i due eccezionali portieri si sono visti più volte, e Gianluigi non può certo essere annoverato tra i pupilli di Lorenzo. Solo ai suoi seguaci. È vero, l’idolo del giovane Gigi non era nessuno dei rappresentanti della gloriosa scuola italiana di portieri, e il camerunense Tom N’Kono, la cui partita ai Mondiali del 1990 sconvolse l’adolescente. È un peccato che Gigi non abbia visto giocare N’Kono nel 1982. E come Dino Dzoff e Rinat Dasaev abbiano giocato negli stessi campionati.

E ora ripercorriamo le migliori partite di Gigi. Non tutte: nessuno è riuscito a comprenderne l’immensità. Almeno cinque. Nevio Scala, l’allenatore che si prese il rischio di schierare il giovane nella partita contro il Milan del 19 novembre 1995, probabilmente gli avrebbe consigliato di inserire nella lista anche la partita d’esordio. In effetti, il giovane si presentò, sostituì il venerabile Luca Bucci e giocò a zero contro un potente Milan. E ha giocato come se non fosse la sua prima partita da adulto, ma almeno la centesima.

Il compianto Cesare Maldini avrebbe consigliato di inserire nella hot-five anche un altro incontro d’esordio: il 29 ottobre 1997 Buffon giocò in nazionale a sorpresa. Non in un’amichevole qualsiasi, ma in uno spareggio per la Coppa del Mondo contro la Russia. Buffon iniziò la partita in panchina, ma Gianluca Pagliuca era infortunato. Il ventenne ha indossato i guanti ed è entrato in campo. Ha giocato bene e non può essere biasimato per il gol subito: il compagno Fabio Cannavaro ha fatto bene.

Alberto Malesani ha visto molte partite di Buffon, ma ricorderà sicuramente la finale di Coppa UEFA del 1999. In una serata moscovita di maggio, il Parma sconfisse i francesi del Marsiglia per 3-0 al Luzhniki. Il portiere del Parma non avrà fatto nulla di eroico in quell’incontro, ma nel complesso il suo successo in quella campagna europea è stato in gran parte dovuto alla sua solidità di gioco.

Marcello Lippi ha lavorato con Buffon sia alla Juventus che in Nazionale. Può elencare una ventina di grandi partite di Gigi. Ma la semifinale dei Mondiali 2006 contro i tedeschi è probabilmente la migliore. Una partita combattuta per 120 minuti e un crollo drammatico a favore degli italiani. E, naturalmente, non va dimenticata la finale contro i francesi, dove la maestria del portiere dell’Italia è valsa alla sua squadra la Coppa del Mondo.

I tifosi della Juventus adorano Gigi. Soprattutto dopo che il portiere ha rifiutato una serie di offerte vantaggiose e ha scelto di partire con il club di Serie A. Una tale fedeltà ha un prezzo. “La Juventus è tornata ed è il fiore all’occhiello del calcio italiano. Sia Antonio Conte che Massimiliano Allegri, che hanno vinto molti trofei con la Juve, sono anche pronti a stilare la loro personale lista di successi di Buffon. E noi abbiamo solo un posto. Concentriamoci quindi sulla partita contro l’Inter del 29 febbraio 2016, in cui Buffon ha rinnovato l’apparentemente eterno record di Sebastiano Rossi, ovvero la sua striscia a secco. Allegri lo raccomanda e a Conte va bene così.

Il grande Buffon ha sbagliato? Anche i grandi non sono immuni da errori. Vediamo gli episodi che lo stesso Gigi preferisce dimenticare. La cosa migliore da ricordare è l’ultima – e quindi, prima, l’attuale partita di qualificazione ai Mondiali tra Italia e Spagna. Buffon si è sporto sulla linea laterale e ha mancato il pallone, favorendo lo smarcamento di Vitolo della Spagna.

Nell’aprile 2013, Buffon è stato involontariamente responsabile della sconfitta in semifinale della Juventus contro il Bayern Monaco. Nel primo tempo, Gigi ha sbagliato il tiro dalla distanza di David Alaba e nel secondo tempo non è riuscito a trattenere il pallone dopo un tiro basso di Luiz Gustavo che è stato sfruttato da Thomas Müller.

Nel gennaio 2008, in una partita con l’Atalanta, Buffon ha reagito al cross del suo difensore quando la palla aveva già iniziato a superare la linea di porta. Si è ritirato dalla partita. Certo, questo curioso autogol non ha causato particolari problemi alla Juve.

Nel maggio 2012, Gigi pensava di poter superare gli avversari e i giocatori in campo, ma ha fatto male i conti. L’attaccante del Lecce Andrea Bertolazzi ha segnato di testa il pareggio. Il risultato, tuttavia, è che la Juve si laurea campione e il Lecce si congeda dalla Serie A.

È improbabile che a Gianluigi piaccia ricordare la finale dei Campionati Europei UEFA 2012, dove gli italiani furono sconfitti per 0-4 dagli spagnoli. Da un lato, il portiere italiano non ha commesso errori clamorosi. Ma quattro gol subiti in una partita di questo livello, e anche in un confronto con Casillas, sono tanti.

È un dettaglio curioso. Le partite memorabili di Buffon sono molte. Sia recenti che di vecchia data, risalenti ai tempi in cui difendeva le porte del Parma. Gli insuccessi, invece, sono tutti relativamente recenti. Quelli vecchi vengono in qualche modo dimenticati in fretta. Sarà forse perché Gigi si è costruito una tale reputazione che si ricordano solo gli episodi positivi che lo riguardano?

Va detto che lo stesso Buffon è molto rilassato riguardo ai suoi errori. “Gli errori rendono più forti, quindi non bisogna averne paura”, dice Gianluigi, il portiere che sbaglia quasi meno di tutti.

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Shevchenko è una macchina da gol a Milano https://www.asandriabat.it/shevchenko-e-una-macchina-da-gol-a-milano/ Mon, 26 Jun 2023 12:29:11 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=111 Sono passati 23 anni da quando il leggendario ucraino è diventato per la prima volta il capocannoniere di tutti i tempi della Serie A.Era il lontano 1987. L’undicenne Shevchenko si reca per la prima volta in vita sua fuori dall’Ucraina, per partecipare a un torneo internazionale con la squadra giovanile dell’FC Dynamo Kyiv. Poi visitò […]

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Sono passati 23 anni da quando il leggendario ucraino è diventato per la prima volta il capocannoniere di tutti i tempi della Serie A.
Era il lontano 1987. L’undicenne Shevchenko si reca per la prima volta in vita sua fuori dall’Ucraina, per partecipare a un torneo internazionale con la squadra giovanile dell’FC Dynamo Kyiv. Poi visitò diverse città italiane: Roma, Agropoli, Milano… Il punto finale fu un viaggio nel leggendario San Siro.

Il piccolo Andrei ha osservato con entusiasmo l’enorme e maestosa struttura dall’interno, ha ascoltato la sua storia e ha passeggiato sul prato. Anni dopo raccontava: “È stato uno spettacolo fantastico. Non mi sono limitato a lanciare una monetina e a esprimere un desiderio, ma ho anche promesso a me stesso: tornerò sicuramente qui! Giocherò qui”.

All’epoca, ovviamente, Shevchenko non poteva immaginare che sarebbe tornato qui come giocatore del Milan, diventando la stella del club e trascorrendo qui una grande carriera.

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La mossa intelligente del Milan

Tutto divenne chiaro nel novembre 1997. La Dinamo Kiev, guidata da Valeriy Lobanovskiy, ha sconfitto il Barcellona di Louis van Gaal al Camp Nou per 4-0! Luis Figo e Rivaldo guardarono la coppia Shevchenko-Rebrov fare a pezzi la difesa della squadra catalana senza poter fare nulla. Particolarmente brillante quella sera è stato il ventunenne Shevchenko, che ha effettuato una dozzina di rapidi passaggi con il suo caratteristico cambio di direzione, ha segnato due gol di testa, ha guadagnato un rigore e lo ha trasformato lui stesso. Secondo i testimoni, un Camp Nou sconvolto ha applaudito a lungo il marcatore della squadra ospite dopo il fischio finale.

La caccia a Shevchenko era aperta. Il giocatore era stato spinto a lungo, perché aveva iniziato a brillare con la maglia della Dinamo qualche anno fa, e anche dopo il Barcellona voleva unirsi ai migliori club d’Europa. Tuttavia, il presidente della Dinamo Grigory Surkis ha assunto un atteggiamento attendista. Non aveva fretta di separarsi dal giocatore che è diventato proprietà di tutto il Paese, era contento di ascoltare i complimenti su Andriy, non era avaro di elogi lui stesso, ma non li negava a nessuno. Aveva intenzione di organizzare una vera e propria asta che avrebbe inevitabilmente aumentato il valore di Shevchenko.

Il Milan si rivelò il più difficile. Come racconta Enzo Catania nel suo libro Andriy Shevchenko – il “diavolo” dell’Est, un giorno si vide allo stadio di Kiev un ospite italiano, Ariedo Braida. Arrivò senza invito, non si presentò, ma persone informate riferirono subito alla dirigenza della Dinamo: è arrivato l’ambasciatore del Milan, un uomo di Adriano Galliani. Breida stesso è stato un ex attaccante, ma è diventato un funzionario a fine carriera, avendo lavorato al Monza e all’Udinese, è stato direttore generale del Milan dal 1986 al 2002 e direttore sportivo dal 2002 al 2013.

Il primo giorno a Kiev, dopo aver assistito a una partita con Shevchenko, Braida si convinse che Shevchenko era l’uomo giusto per il Milan. Ad attirarlo furono innanzitutto la sua velocità, la capacità di cambiare direzione in modo repentino e di trascinare il pallone per lunghe distanze, il suo tiro da due passi, nonché la sua resistenza, la consapevolezza tattica e la disciplina. Queste ultime tre caratteristiche erano il risultato diretto del lavoro con il grande Lobanovsky. Se non fosse stato per la metodologia di Valeriy Vassilyevich, è improbabile che a 20 anni Shevchenko sarebbe diventato un attaccante così versatile.

La leggenda narra che dopo la partita Braida si avvicinò a lui in segno di ammirazione per il suo talento e gli regalò una maglietta “AC Milan” con il cognome di Shevchenko sul retro. Andriy sorrise imbarazzato, accettò il regalo e fece così un passo verso il club. Da allora, la dirigenza del Milan ha prestato attenzione non solo al giocatore, ma anche a Grigory Surkis. Il presidente era ancora in attesa di specifiche da parte degli altri rappresentanti dell’élite – Liverpool, Manchester United, Juventus, Roma e Barcellona – ma Galliani e Braida si sono dimostrati astuti e persistenti. Da un lato, hanno rifiutato di giocare per la promozione. Dall’altro, hanno falsificato la questione per evitare che altri club interferissero con l’affare. Sono stati aiutati anche dallo stesso Shevchenko, che già sognava l’Italia e il Milan in particolare.

Le parti hanno raggiunto un gentlemen’s agreement nel dicembre 1998. Nel febbraio 1999, finalmente, misero nero su bianco l’accordo. L’accordo fu annunciato solo più tardi, a luglio, ma la corsa era già finita in inverno. “Il Milan pagò per Shevchenko 41 miliardi di lire (25 milioni di dollari), che all’epoca era una cifra seria, ma non eccezionale. Per esempio, l’Inter negli stessi anni pagò 48 miliardi di lire per Ronaldo, la Lazio per Crespo – 120, il Real Madrid per Figo – 170, lo stesso Real Madrid per Zidane – 140”.

Il team di World Casino Expert Brasil è rimasto sorpreso, ma tra sei mesi il prezzo di mercato di Shevchenko sarà raddoppiato.

Un inizio forte

Il Milan era campione d’Italia in carica nel 1999/2000, ma non era di fatto la squadra più forte del Paese, tanto meno d’Europa. C’era una sovrabbondanza di giocatori anziani, il processo di ringiovanimento non era ancora iniziato, e Shevchenko era probabilmente l’unico acquisto importante e veramente stellare del club nelle ultime finestre di trasferimento. Insomma, non si può dire che Andriy sia arrivato al Milan nel momento perfetto: se non fosse stato bene, ci sarebbero state probabilmente delle difficoltà di adattamento, soprattutto perché i suoi rivali erano quotati come un grande dell’epoca, Bierhoff, e il leggendario Vea, anche se già passato al culmine della sua carriera.

Shevchenko, a quanto pare, non aveva alcuna intenzione di riempirsi la testa di cose estranee. Cominciò a segnare subito, fin dal primo turno. Nella partita d’esordio segna contro il Lecce. Nel secondo turno, il gol vittoria contro il Perugia. E infine, al quinto turno (e alla sua quarta partita), una straordinaria tripletta all’Olimpico contro la Lazio, una delle squadre italiane più forti dell’epoca.

L’attaccante ucraino fu inarrestabile, orchestrando tutti e quattro i gol. Prima ha dato un passaggio tagliente a Serginho, che ha tirato in porta. Poi, ha superato Favalli e Marchegiani e ha segnato a porta vuota. Poi ha trasformato il rigore (tra l’altro, è molto significativo che Andriy abbia iniziato subito a battere dagli 11 metri), che ha aiutato il suo compagno Vea a segnare. Infine, ha segnato per la terza volta con un tiro preciso nell’angolo lontano. “Il Milan non è riuscito a vincere, ma la stampa italiana è stata generosa di complimenti dopo la partita. Shevchenko è finito sulle prime pagine di tutti i principali quotidiani.

Il presidente del club, il potente politico italiano Silvio Berlusconi, era estasiato. “Cosa sta facendo questo ragazzo! È il nuovo van Basten!”. Prima dell’inizio della stagione, Berlusconi ha detto: “Sarò felice se segnerà almeno dieci gol al suo debutto in campionato”. Shevchenko, quando il desiderio del suo capo gli è stato tradotto, ha esclamato: “Ne segnerò il doppio!”. Il presidente rispose: “Se lo farai, riceverai il mio yacht per una crociera nel Mediterraneo e una villa durante le tue vacanze”.

In seguito il dialogo è stato ricordato e interpretato in modi diversi. Si discuteva su quanti gol Berlusconi avesse chiesto – 15, 20 o 25 – e se avesse promesso di donare o prestare lo yacht. Tuttavia, Shevchenko stesso disse anni dopo: stavano parlando di una vacanza e il Presidente mantenne la parola. Molti dei suoi soci – Maldini, Ambrosini, Costacurta e altri – andarono in crociera con Andriy.

Una stagione quasi magica

“Il Milan non riesce a recuperare lo scudetto e finisce terzo, a 11 punti dalla Lazio, ma Shevchenko vince la gara. È stato di gran lunga il capocannoniere della squadra (24 gol in Serie A, 4 in Coppa, 1 in Champions League – 29 in totale), davanti a Birchhoff (14), Boban (6) e tutti gli altri. Ha segnato il 37% dei gol della sua squadra in campionato ed è diventato meritatamente il capocannoniere dell’intera stagione. Batistuta ha segnato 23 gol, Crespo 22.

Shevchenko ha segnato per tutti i gusti. Ad esempio, nel febbraio 2000 ha segnato contro il Bari, sfondando i difensori e scappando dal centrocampo senza l’aiuto dei compagni.
A marzo, da solo, ha fatto a pezzi la Juventus, segnando di testa e realizzando il rigore che lui stesso si era guadagnato. Un inizio così fenomenale nella sua prima stagione in Italia non si era ancora visto, tanto velocemente nessuno era riuscito ad adattarsi prima. Tra l’altro, Shevchenko ha anche causato la partenza di Vea: il liberiano non è riuscito a competere e ha lasciato il Chelsea.

“Nessuno prima di Shevchenko si è adattato così facilmente in Italia. Nemmeno Batistuta e van Basten. Se è concentrato sulla partita diventa imbattibile”, ha detto Demetrio Albertini. “È molto difficile giocare contro di lui. Gli attaccanti che si sono fermati davanti a me, li ho divorati. E Sheva ondeggiava da una parte all’altra, muovendosi continuamente”, ha ricordato il compagno Paolo Maldini. “Shevchenko è il nuovo van Basten”, ripeteva l’innamorato Berlusconi, che regalò ad Andriy una cassetta con i migliori gol dell’attaccante olandese.

Alla fine del 2000 Shevchenko avrebbe potuto (e secondo molti avrebbe dovuto) vincere il Pallone d’Oro come miglior calciatore d’Europa. Molti hanno votato per lui, soprattutto in Italia. “Shevchenko è un vero fenomeno. Gli avrei dato il primo posto, avrei messo Rivaldo al secondo posto e Figo solo al terzo”, ha detto il commissario tecnico italiano Dino Zoff. In un sondaggio specializzato dei media locali, Andrei è risultato primo con 182 punti, seguito da Batistuta (148), Zidane (143), Figo (65) e Totti (52).

Ma il Pallone d’Oro è andato comunque a Figo. Shevchenko si classificò terzo, come l’anno precedente. La spiegazione era banale: all’ucraino mancavano i risultati di squadra. Del resto, la stagione del Milan è stata molto modesta sia in patria che sulla scena internazionale.

Titoli, titoli individuali e il Pallone d’Oro sarebbero arrivati in seguito. Nell’estate del 2002 il Milan ringiovanisce la sua squadra, una stagione dopo vince la UEFA Champions League (Andriy segnerà il rigore vincente), due anni dopo il Milan diventa nuovamente campione d’Italia e nella stessa stagione 2004 l’attaccante ucraino viene finalmente premiato con il Pallone d’Oro.

Shevchenko ha vissuto molte grandi stagioni. Ma l’emozione più forte, a distanza di anni, resta ancora quella della prima. Nessuno ha mai conquistato l’Italia così rapidamente. Nessuno. Solo Shevchenko, la macchina da gol dei primi anni 2000, ci è riuscito.

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AC Milan https://www.asandriabat.it/ac-milan/ Wed, 09 Sep 2020 07:26:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=28 "Il Milan è uno dei club più decorati d'Italia: 18 campionati, di cui 15 in Serie A, 5 coppe nazionali e 6 Supercoppe! Il Milan non ha eguali in Europa per numero di trofei internazionali

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“Il Milan è uno dei club più decorati d’Italia: 18 campionati, di cui 15 in Serie A, 5 coppe nazionali e 6 Supercoppe! Il Milan non ha eguali in Europa per numero di trofei internazionali: 7 Coppe dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe, 5 Supercoppe UEFA, 3 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa del Mondo per Club!

L’inizio risale alla metà di dicembre del 1899, quando un gruppo di inglesi decise di fondare in città un club di calcio e cricket con lo stesso nome. Il nome fu dato di conseguenza: Milan Foot-Ball and Cricket Club. La neonata società si affrettò subito a lottare per i massimi trofei e vinse il suo primo scudetto già nel 1901. Nel periodo “pre-partita” la squadra vinse il titolo altre due volte, nel 1906 e nel 1907. Vengono vinti anche molti trofei minori, come la Medaglia del Re (tre volte), la Coppa Federale o la Coppa Regionale della Lombardia. Nel marzo 1908, un gruppo di 44 rinnegati lasciò il club (o fu espulso, secondo un’altra versione) e formò un club chiamato Inter. Nel 1919, visto lo sviluppo del Milan, il nome fu cambiato in Milan Football Club.

Quando venne il momento di organizzare il primo campionato di calcio professionistico del Paese (la Serie A), il Milan fu tra i primi 18 fortunati. Le prime stagioni passarono senza grandi successi: più o meno a metà classifica.

Dopo la ripresa della Serie A nel 1946, il Milan prese subito il comando: prima del 1958 i rossoneri erano finiti sotto il terzo posto solo in un’occasione, nel 1947. In realtà, non diventarono campioni troppo spesso: solo due volte (nel 1951, 1955 e 1957), raccogliendo due Coppe Latine (1951 e 1956) lungo il percorso.

Nel 1958, il Milan raggiunse per la prima volta la finale di Coppa dei Campioni UEFA, che la squadra italiana con Liedholm, Schiaffino e Grillo perse ai tempi supplementari contro il Real Madrid CF, allora imbattuto in Europa, con Di Stefano e Copa per 2:3. Nello stesso periodo, la classifica del campionato registra un insolito 9° posto, ma è una rincorsa al salto: l’anno successivo il Milan torna campione.

Nereo Rocco lascia il Milan nel 1974. Nils Lidhodhomme, salito sul ponte di comando nel 1977, portò altri titoli nel museo del club: la Coppa Italia nel 1977 e lo scudetto del decennale nel 1979. L’anno successivo, già senza Liedholm, il Milan arrivò terzo in Serie A, ma per decisione della Corte d’Appello Federale fu esiliato in Serie B (il famoso processo del Totonero).

È in queste condizioni che il club viene acquistato nel 1986 dal noto magnate dei media italiani Silvio Berlusconi. Il presidente Berlusconi lo acquistò e si mise subito al lavoro: il promettente allenatore Arigo Sacchi fu prelevato dal Parma e il famoso trio Raikaard, Goulit e van Basten fu portato dall’Olanda. Insieme ai talentuosi giocatori locali (Franco Baresi, Paolo Maldini, Alessandro Costacurta, Mauro Tassotti, Carlo Ancelotti, Roberto Donadoni, Daniele Massaro e Pietro Virdis) fanno un vero e proprio pareggio all’epoca.

Dopo un buon raccolto, Sacchi lasciò per raggiungere la Nazionale italiana e Fabio Capello prese il suo posto. Il nuovo allenatore vince tre volte la Serie A (1992, 1993 e 1994) e due volte la Supercoppa italiana (1993 e 1994), ma le cose non vanno bene per lui sul palcoscenico europeo: nel 1993 la finale di Champions League viene sconfitta dal Marsiglia (0:1), ma nel 1994 i rossoneri conquistano il torneo battendo in finale il Barcellona (4:0). Nel 1995, i rossoneri fanno un piccolo passo indietro in classifica (4° posto), ma vincono la Supercoppa nazionale e quella europea. Ma dopo lo scudetto del 1996 (già con George Vea e Roberto Baggio), Capello viene allontanato dal club e il Milan si ritrova in un altro buco: 11° e 10° posto nelle due stagioni successive.

L’allenatore Alberto Zaccheroni viene chiamato dall’Udinese per salvare la squadra, portando il tedesco Oliver Bierhoff. Sono loro a conquistare il sedicesimo scudetto del Milan nell’anno del centenario del club. Nello stesso anno è arrivato l’ucraino Andriy Shevchenko, che ha subito lasciato il segno tra i capocannonieri della squadra.

All’inizio del nuovo millennio, il Milan ha cambiato spesso allenatore, raggiungendo la vetta della classifica e giocando regolarmente in Champions League. Ma i titoli successivi sono arrivati solo quando Carlo Ancelotti ha preso in mano la squadra. Nel 2003 ha vinto la Coppa Italia e la Champions League, mentre l’anno successivo ha conquistato lo Scudetto e la Supercoppa UEFA. Nello stesso anno, tra l’altro, il club cambiò ancora una volta il suo nome completo, tornando Associazione Calcio Milan. Ancelotti ha allenato il Milan fino al 2009, vincendo un’altra Supercoppa italiana (2005), la Champions League (2007), la Supercoppa UEFA (2008) e la Coppa del Mondo per Club (2008).

Il Milan ha vinto il suo 18° e finora ultimo scudetto nel 2011, sotto la guida di Massimigliano Allegri. Nelle stagioni successive i rossoneri si sono classificati rispettivamente al secondo e al terzo posto, vincendo la Supercoppa italiana nel 2011, ultimo trofeo del club fino a quel momento. Da quel momento è iniziato il regno degli allenatori e il Milan è sceso gradualmente a metà classifica.

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Storia del F.C. Internazionale Milano https://www.asandriabat.it/storia-del-fc-internazionale-milano/ Tue, 18 Aug 2020 07:31:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=31 Il 9 marzo 1908, i 43 soci del Milan Cricket and Football Club, in disaccordo con la politica della dirigenza, che aveva assecondato le autorità e cacciato tutti gli stranieri

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Il 9 marzo 1908, i 43 soci del Milan Cricket and Football Club, in disaccordo con la politica della dirigenza, che aveva assecondato le autorità e cacciato tutti gli stranieri, fondarono un proprio club e lo chiamarono “Internazionale”. Era aperto a tutti, indipendentemente dalla nazionalità. Così nacque l’FC Internazionale. L’Inter potrebbe essere stata fondata come una squadra per stranieri, ma non è così. Tra i fondatori del club c’erano molti italiani che avevano lasciato il Milan per principio.

L’FCIM (Football Club Internazionale di Milano) fu inventato da Giorgio Mugiani, uno dei giocatori del club dell’epoca, la cui principale occupazione era la pittura. Ma sui colori del club esistono due versioni: la prima è che, dopo la separazione, ci fu un tafferuglio tra Inter e Milan, in seguito al quale gli interisti commemorarono l’evento chiamandosi “d’oro in lividi”, assumendo i colori nero e blu come colori del club.

Fin dalla prima stagione, l’Inter compete con successo con le grandi del calcio italiano. E fin dall’inizio, nella stagione 1909/10, vinse la medaglia d’oro. È vero, non senza polemiche. Il fatto è che l’Inter finì a pari punti con la Pro Vercelli. La Federazione Italiana Gioco Calcio fissò la “partita d’oro” per il 24 aprile 1910. “Alla Pro Vercelli fu chiesto di spostare la data della partita perché quattro giocatori della squadra dovevano partire per la squadra dell’Esercito italiano in quel periodo.

  1. L’Inter vince il suo secondo campionato esattamente dieci anni dopo. Dopo il ripristino delle attività sportive del club, interrotte all’epoca dalla Prima Guerra Mondiale. L’ultima partita della stagione 1919/20 si giocò a Bologna tra Inter e Livorno, con la vittoria dei nerazzurri per 3-2.

1929/30. La tradizione di vincere lo scudetto ogni dieci anni fu continuata. Questo avvenne con il nome di Ambrosiana, la squadra allora allenata da Arpad Weiss. Tra i giocatori, brillano Alemani, Castelazzi, Poldo, Conti e, naturalmente, il brillante Giuseppe Meazza.

Sfortunatamente, dopo lo scudetto, l’Inter entrò in crisi. La Juventus fu protagonista e vinse i successivi cinque scudetti, mentre i favoriti dell’Inter si accontentarono dell’argenteria.

  1. Quest’anno la tradizione dello scudetto si interrompe solo negli ultimi anni del decennio. La vittoria risale al 1936, quando Armando Castelazzi, che aveva fallito nella sua prima stagione da allenatore, prese la decisione di apportare seri cambiamenti alla squadra, soprattutto ai ranghi difensivi. Spariscono le vecchie guardie, Villa Guidini, Turki e Sala, sostituiti dal centrocampista Olmi (dal Brescia), dal difensore Setti (dal Bari) e da due interni del Napoli, gli omonimi Nicola e Antonio Ferrari.
  1. Tutto cambiò quando nel 1960 fu chiamato l’allenatore argentino Elenio Herrera. Il periodo di massimo splendore e le maggiori vittorie dei nerazzurri sono legate al nome di questo sudamericano, che sarà poi soprannominato “Il Mago” e che, tra il 1962 e il 1966, sarà chiamato “La Grande Inter”.

1962/63. Dopo due stagioni faticose da allenatore, l’Inter inizia a guadagnare slancio. Nella stagione 1962/63 arriva il tanto atteso titolo, il primo dell’era “La Grande Inter”. A questo punto va sottolineata l’attività di Herrera in materia di trasferimenti, perché dopo il suo arrivo il tecnico inizia subito a cambiare la squadra, liberandosi dei veterani Skoglund, Angelillo, Firmani e altri, acquistando invece i giovani e promettenti Suarez (il futuro fantasista della Grande Inter), Corso, Pica e Guarneri.

1989 – 2004
Lothar Matthäus con la Coppa UEFA 1991Il vero miglioramento avvenne alla fine degli anni ’80, quando entrarono a far parte della squadra interista i tedeschi Andreas Brehme, Lothar Matthäus (poi vincitore del premio FIFA Player of the Year 1991 e del Pallone d’Oro 1990) e Jürgen Klinsmann.

2004 – 08
Javier Zanetti con 16 scudetti (2008)Roberto Mancini assume la carica di allenatore dell’Internazionale nel 2004. L’arrivo di questo allenatore segna l’inizio dell’era italiana dell’Inter. In quattro stagioni, la squadra vince: tre scudetti consecutivi, due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane (!).

2011-2012. La vita dopo Mourinho
Il 10 giugno 2010 il club ha annunciato l’ingaggio dell’allenatore spagnolo Rafael Benitez per sostituire lo specialista portoghese che aveva assunto la guida del Real Madrid. Tuttavia, l’ex allenatore del Liverpool non dura a lungo: il 23 dicembre dello stesso anno viene espulso per gli scarsi risultati ottenuti. Tra l’altro, l’Inter ha vinto la Coppa del Mondo per Club durante il regno dello spagnolo.

Il 24 dicembre 2010 il brasiliano Leonardo, ex dirigente dei rivali storici nerazzurri, è stato nominato allenatore dell’Inter. All’inizio dell’anno è stato acquistato Andrea Ranocchia e Giampaolo Pazzini. Sotto il brasiliano, l’Inter ha raggiunto i quarti di finale della Champions League, dove ha subito una sconfitta molto delicata per mano dei tedeschi dello Schalke. Perde la lotta per lo scudetto a favore del Milan. Come consolazione, i nerazzurri vincono la Coppa Italia. Il 1° luglio 2010 viene rescisso il contratto di Leonardo e al suo posto subentra Gian Piero Gasperini.

L’Inter conclude la stagione 2012/2013 in modo tragico. Si è ritirata dagli ottavi di Europa League, è uscita dalla Coppa Italia in semifinale e ha terminato la Serie A al… nono posto. In estate arriva a Milano un nuovo allenatore, Walter Madzarri. Diversi giocatori hanno salutato il club, tra cui Dejan Stankovic, una delle figure più importanti degli ultimi anni. Il nuovo tecnico ha abituato la squadra a giocare con tre difensori. A Natale, l’Inter aveva subito solo due sconfitte in campionato, ma spesso aveva pareggiato contro squadre contro cui era nettamente favorita.

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Juventus https://www.asandriabat.it/juventus/ Sun, 07 Jun 2020 07:23:00 +0000 https://www.asandriabat.it/?p=25 La Juventus Football Club (nome completo Juventus Football Club S.p.A.; dal latino iuventus per gioventù), nota anche come Juventus Torino

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La Juventus Football Club (nome completo Juventus Football Club S.p.A.; dal latino iuventus per gioventù), nota anche come Juventus Torino, FC Juventus o semplicemente Juve, è una delle società calcistiche più popolari e antiche d’Italia. Fu fondata a Torino il 1° novembre 1897 da un gruppo di studenti del Liceo Massimo D’Adzelho che amavano trascorrere il tempo libero giocando a calcio. Il più grande di loro aveva solo 17 anni, motivo per cui il club fu chiamato Juventus, che significa “gioventù” in latino. All’epoca, i ragazzi non immaginavano che grazie ai loro sforzi sarebbe nata una leggenda del calcio, un club che un secolo dopo sarebbe diventato uno dei migliori al mondo… La Juventus esordì nel campionato nazionale, il Campionato Italiano, nel 1900. La prima partita ufficiale fu giocata l’11 maggio 1900.

Nella prima stagione non ottenne successi, ma nella seconda raggiunse le semifinali del Campionato italiano.

Negli anni successivi il club attraversò momenti difficili, ma dopo la Prima Guerra Mondiale tornò a trionfare nel campionato nazionale. Il 1923 fu un anno cruciale per la squadra, quando Edoardo Agnelli, membro della famiglia Agnelli proprietaria del gruppo Fiat, prese le redini del club. La famiglia possedeva uno stadio di proprietà a Torino, quindi furono create le condizioni necessarie per l’allenamento dei giocatori.

Fu anche il momento in cui Giampiero Combi, che sarebbe diventato uno dei più grandi portieri, fece il suo debutto in squadra. I risultati non tardarono ad arrivare: il potere della Juventus nel calcio italiano, così come il numero di tifosi, cresceva di giorno in giorno.

Negli anni Trenta la squadra acquisisce l’esperienza di successo della partecipazione a competizioni internazionali a livello di club – per quattro volte raggiunge le semifinali della Coppa dei Campioni d’Europa (il precursore della Champions League). Altri successi della squadra arrivano dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Negli anni ’70, la Juventus era di gran lunga la squadra più forte d’Italia, culminata con il primo trofeo europeo nella finale di Coppa UEFA del 1977.

Nel 1985 la Juventus è diventata la prima squadra di calcio a conquistare tutte e tre le corone europee per club: la Champions League, la Coppa UEFA e la Coppa delle Coppe.Oggi la Juventus di Torino è una delle squadre più forti e popolari del mondo.

Detiene il record di campionati e coppe vinti in Italia ed è l’unico club in Europa ad aver vinto tutte le competizioni per club, dalla Coppa Intertoto alla Champions League e alla Coppa Intercontinentale.I colori ufficiali della squadra, adottati nel 1903, sono il bianco e il nero. “La Juventus indossa maglie a strisce bianche e nere e pantaloncini bianchi (in alcune stagioni anche neri).

In precedenza, la squadra giocava con maglie rosa. Secondo varie fonti, la Juventus FC (o la Vecchia Signora) conta circa 170 milioni di sostenitori in tutto il mondo.

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